lunedì 6 marzo 2017
Sparito il riferimento alle minoranze religiose, resta il terrorismo. Il divieto d'ingresso negli Usa riguarderà i cittadini di Siria, Libia, Iran, Somalia, Yemen e Sudan.
Il presidente Usa Donald Trump (Ansa)

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Il nuovo divieto sugli ingressi negli Usa da alcuni Paesi a maggioranza musulmana entrerà in vigore il 16 marzo e, rispetto alla versione originaria, non riguarderà chi arriva dall'Iraq. Dopo le anticipazioni annunciate da Kellyanne Conway, una delle più strette collaboratrici del presidente americano Donald Trump, la notizia relativa alla firma del nuovo ordine esecutivo è ora ufficiale. Conway aveva aggiunto che "i rifugiati siriani saranno trattati come tutti i rifugiati" e spiegato che il nuovo bando avrà “sei o sette punti di differenza” col precedente divieto. Tra questi l'esclusione dai controlli di coloro che hanno già un visto e di coloro che sono residenti permanenti negli Stati Uniti. L'esclusione dell'Iraq, secondo Conway, è motivata dai controlli rafforzati che questo Paese ha messo in atto nelle ultime settimane". La lista comprende invece ancora Siria, Libia, Iran, Somalia, Yemen e Sudan. L'Iraq ha commentato lo stralcio dei suoi cittadini giudicandolo un "messaggio positivo" per le relazioni dei due Paesi. Secondo il segretario di Stato Usa, Rex Tillerson, l'Iraq è un alleato vitale degli Stati Uniti nella lotta contro il Daesh.


Il nuovo bando, motivato ancora con la necessità di proteggere gli Usa dall’arrivo di terroristi stranieri, sospenderà per 90 giorni l'arrivo dei viaggiatori provenienti da sei Paesi a maggioranza musulmana che non hanno ancora ottenuto il visto e per 120 giorni i rifugiati di tutto il mondo.
La motivazione addotta è il rafforzamento delle procedure di sicurezza, in modo da assicurarsi che le persone che chiedono asilo non costituiscano una minaccia per la sicurezza degli statunitensi. Il precedente decreto del 27 gennaio proibiva indefinitamente l'ingresso di rifugiati siriani negli Stati Uniti, ma questa volta il bando non menziona in modo specifico i siriani e li include con il resto dei rifugiati, per cui anche per loro l'ingresso nel Paese sarà vietato per 120 giorni. Il numero annuo di rifugiati accolti sarà inoltre ridotto dai 110mila fissati dall'amministrazione Obama a 50mila.

Dalla nuova versione del bando Trump ha eliminato qualunque riferimento alle minoranze religiose, gruppo che aveva provato a tutelare nel suo primo ordine esecutivo. Nella versione precedente, il presidente Usa aveva stabilito che «gli individui appartenenti alle minoranze religiose» (e quindi anche i cristiani) avrebbero potuto avere un accesso prioritario negli Stati Uniti. Una misura che era stata considerata la prova che quello fosse un “Muslim ban”, un divieto rivolto ai musulmani, e quindi discriminatorio. Nel nuovo testo, peraltro, Trump si difende sostenendo che il precedente ordine non aveva alcuna intenzione discriminatoria.

L'Onu esprime preoccupazione per le conseguenze sui rifugiati. "Siamo preoccupati che questa decisione, anche se temporanea, possa aggravare l'angoscia di coloro che colpisce": così l'Alto commissario Onu per i rifugiati (Unhcr), Filippo Grandi, ha commentato il 'bando bis' firmato ieri dal presidente Usa Donald Trump che vieta per 90 giorni l'ingresso negli Usa da sei Paesi a maggioranza musulmana (Iran, Libia, Somalia, Sudan, Siria, Yemen) e congela per 120 giorni gli arrivi dei rifugiati nel Paese. "L'imperativo resta quello di fornire una protezione alle persone in fuga dalla violenza letale", ha detto Grandi aggiungendo che l'Unhcr collabora da tempo con gli Stati Uniti per "la ricerca di soluzioni ai problemi dei rifugiati" e confida di "continuare questa collaborazione".

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