Brutalmente picchiato e ucciso da un gruppo di estremisti indù, poi abbandonato nella giungla. Questa è stata la fine drammatica di un cristiano indiano dell’Orissa, Hrudyananda Nayak, un laico leader nella locale comunità battista. Il suo cadavere è stato rinvenuto due giorni fa nei pressi di Rudangia, il suo villaggio, situato nel distretto di Kandhamal, l’epicentro del “pogrom” anticristiano riesploso nell’agosto scorso in Orissa. Tre giorni fa Nayak, 40 anni, sposato con due figli, si stava recando dal proprio villaggio ad un campo di profughi cristiani gestito dal governo dell’Orissa, dove vengono accolti coloro che sono stati sfollati dalle loro case a causa delle violenze degli estremisti indù. Sajan George, presidente del Global Council of Indian Christians, ha raccontato ad AsiaNews che l’esponente battista è stato bloccato da un gruppo di estremisti indù ed è scomparso. Il giorno seguente alcuni cristiani residenti nella zona hanno notato, vicino alla strada percorsa da Nayak, alcune tracce di sangue ed una scarpa abbandonata. Hanno avvisato la polizia locale, gli agenti hanno compiuto una breve ricerca nei dintorni e hanno rinvenuto il cadavere dell’uomo. Secondo quanto dichiarato ad Ucanews da Bidhan Nayak, cugino della vittima, negli ultimi tempi Nayak aveva ricevuto numerose minacce di morte da parte di indù radicali. Tale pista viene confermata da un attivista sociale del posto, Rabindra Parichha: « Gli integralisti indù avevano deciso da tempo di uccidere Nayak. E da tempo si stavano dando da fare per questo». Conferma Sajan George: « L’uomo è stato picchiato brutalmente » ed è morto per le percosse ricevute. Quello di questi giorni è il quarto cristiano ucciso dopo la fine delle violenze di massa in Orissa dell’ottobre scorso. Tale fatto, ha dichiarato padre Prasanna Singh, parroco nel distretto di Kandhamal, rappresenta « la dimostrazione che le violenze contro i cristiani in Orissa stanno continuando ancora oggi. I cristiani della nostra regione sono letteralmente sotto choc » . Il sacerdote ha reclamato un maggior intervento delle autorità pubbliche: « Se il governo non prende provvedimenti per contrastare la violenza, gli integralisti indù uccideranno tutti i preti e i leader cristiani». Sul luogo dell’omicidio si è recato anche Kishan Kumar, il funzionario governativo più rappresentativo dell’Orissa, ma al momento non è stato arrestato alcun indiziato. La zona di Rudangia, dove è stato ammazzato l’esponente battista, non è nuova a violenze anticristiane: durante i disordini di agosto e settembre questo villaggio, situato a 260 chilometri dalla capitale dell’Orissa Bhubaneshwar – spiega AsiaNews – era stato preso d’assedio dai facinorosi indù che avevano stretto in una morsa gli abitanti, per lo più cristiani. Solo l’intervento di una speciale task force della polizia locale era riuscito a salvare i cristiani dallo sterminio. Quello di questi giorni rappresenta dunque un nuovo gesto di odio anticristiano in Orissa dove, secondo un recente rapporto del Global Council of Indian Christians, i cristiani uccisi sono stati 120, mentre alcune organizzazioni parlano addirittura di 500 vittime. L’Ong americana International Christian Concern ha contato almeno 500 episodi di violenza anticristiana in tutta l’India nel corso del 2008. Una Chiesa distrutta in Orissa durante l’ondata di persecuzioni (Ap) L’agguato nel distretto di Kandhamal. Quarta vittima da ottobre Padre Prasanna Singh: «È la dimostrazione che le violenze stanno continuando ancora oggi Siamo sotto choc»