giovedì 21 settembre 2017
Migliaia in piazza a favore del referendum per l'indipendenza catalana, indetto per il 1° ottobre. La Guardia Civil ha fermato i rappresentanti del governo autonomo che vuole voto sulla secessione
Catalogna, arrestati 14 funzionari. Notte di rabbia e proteste
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È stata una notte di tensione nel centro di Barcellona dopo il blitz della Guardia Civil di mercoledì
spagnola che ha arrestato su mandato di un giudice 14 alti funzionari catalani, fra cui il braccio destro del
vicepresidente Oriol Junqueras, impegnati nell'organizzazione del referendum di indipendenza del primo ottobre dichiarato "illegale" da Madrid. Gli agenti della polizia spagnola sono rimasti assediati dai manifestanti fino alle 3 del mattino nella sede del ministero dell'Economia catalano in Rambla de Catalunya. Gli agenti hanno potuto lasciare il palazzo solo a quell'ora dopo l'intervento della polizia catalana dei Mossos d'Esquadra. In serata 40mila persone erano riunite davanti al Palazzo, fra grida di "Libertà", "Voteremo", "via le forze di occupazione". Ci sono state manifestazioni di protesta in tutta la Catalogna. L'Assemblea Nazionale Catalana, la principale organizzazione della società civile indipendentista, ha convocato una concentrazione permanente a partire da oggi a mezzogiorno
davanti al palazzo di Giustizia, dove si trovano tuttora 10 dei 14 arrestati di ieri. Quattro sono stati rimessi in libertà.

Ieri, dopo gli avvertimenti e le minacce, Madrid è passata ai fatti per fermare la corsa della Catalogna verso il referendum sull'indipendenza: la Guardia Civil ha fatto irruzione a Barcellona nelle sedi del governo del presidente Carles Puigdemont, arrestando su mandato giudiziario 14 alti funzionari considerati ai comandi dei preparativi del voto del primo ottobre.

"Era "L'unica risposta possibile", ha spiegato in Parlamento il premier spagnolo Mariano Rajoy, che in serata ha ribadito che il referendum è "illegale" e ha promesso di impedirlo: "non può essere celebrato, non è mai stato legale o legittimo, ora è solo una chimera impossibile". Davanti alla sfida dell'indipendenza catalana "lo Stato ha agito e continuerà a farlo - ha aggiunto Rajoy -, ogni illegalità avrà la sua risposta. La disobbedienza alla legge è l'opposto della democrazia".

"Tolga le sue sporche mani dalla Catalogna", gli ha gridato in aula un furibondo leader dei repubblicani catalani, Gabriel Rufian. Durissima la reazione di Puigdemont al blitz. Dopo una riunione straordinaria del governo, ha denunciato "l'atteggiamento totalitario" dello Stato spagnolo: "Ha superatola linea rossa, la libertà è sospesa", ha tuonato, denunciando "una situazione inaccettabile in democrazia". Puigdemont ha annunciato che il referendum rimane convocato "in difesa della democrazia di fronte a un regime repressivo e intimidatorio".

Ma le ultime mosse di Madrid rendono sempre più difficile organizzare il voto. Le perquisizioni della Guardia Civil le hanno permesso nelle ultime ore di sequestrare 10 milioni di schede per il voto, grandi quantità di altro materiale elettorale e le lettere di convocazione ai 45mila membri dei seggi. La struttura organizzativa è praticamente decapitata con gli arresti dei 14 alti funzionari, fra cui Josep Jové, braccio destro di Oriol Junqueras, vicepresidente della Catalogna e uomo forte del 'govern' di Puigdemont.

L'attacco al cuore delle istituzioni dell'autogoverno catalano ha creato una situazione incandescente a Barcellona. Migliaia di persone sono scese in piazza in difesa del 'govern' e del referendum al grido di "Libertà", "Indipendenza", "Fuori le forze di occupazione straniere", e cantando Els Segadors, l'inno catalano.

Ci sono stati momenti di forte tensione con gli agenti spagnoli che portavano via i dirigenti catalani in manette. Ma la protesta è rimasta pacifica. C'è stata alta tensione per ore anche davanti alla sede del partito della sinistra indipendentista Cup, circondato dalle forze antisommossa e "difeso" da centinaia di manifestanti. Il presidente della Assemblea Nazionale Catalana, principale organizzazione della società civile indipendentista, Jordi Sanchez, ha annunciato una "mobilitazione senza precedenti" in tutta la Catalogna dai prossimi giorni. "Il governo Rajoy è impazzito", ha spiegato, avvertendo che ora potrebbero essere arrestati anche Puigdemont e Junqueras.

Al di là degli arresti e delle perquisizioni, Madrid ha portato avanti oggi anche lo strangolamento finanziario del governo catalano. Il ministro delle Finanze Cristobal Montoro ha preso come previsto il controllo delle spese della Generalità e ne ha bloccato i conti correnti per evitare che "un solo euro" possa essere speso per il referendum "illegale". Sulla linea dura contro la Catalogna, Rajoy ha incassato l'appoggio dall'opposizione in nome della costituzione dei leader degli altri due grandi partiti unionisti spagnoli, il socialista Pedro Sanchez e Albert Rivera, leader di Ciudadanos, che ha visto alla Moncloa.

Il solo grande partito spagnolo favorevole al referendum, Podemos, ha duramente condannato il blitz della Guardia Civil. "È una vergogna", ha accusato il segretario Pablo Iglesias, "in Spagna tornano a esserci detenuti politici".

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