La bandiera scozzese, in primo piano, e sullo sfondo quella britannica (Ansa/Epa)
Il governo britannico ritiene che convocare un secondo referendum sull'indipendenza della Scozia causerebbe "divisione" e "grande incertezza economica". Così l'esecutivo guidato dalla premier Theresa May risponde, tramite un comunicato, all'annuncio dato oggi dalla premier scozzese Nicola Sturgeon, che ha fatto sapere che avvierà l'iter per un nuovo referendum sull'indipendenza della Scozia alla fine del 2018 o all'inizio del 2019, una volta che i termini della Brexit saranno chiari.
Nella conferenza stampa tenuta a Edimburgo per annunciare l'idea del secondo referendum per l'indipendenza della Scozia, Sturgeon ha ricordato che la regione ha votato a favore della permanenza nell'Ue nel referendum sulla Brexit del 23 giugno del 2016 e che si oppone alla possibilità dell'uscita dal mercato unico europeo, che colpirebbe l'economia scozzese. Sturgeon ha spiegato che la settimana prossima chiederà al Parlamento autonomo di Holyrood, cioè appunto quello scozzese, di autorizzarla a richiedere il cosiddetto "ordine 30" del Parlamento di Londra che, se concesso, permetterebbe di convocare il secondo referendum.
Oltre due anni fa gli scozzesi avevano votato "in modo deciso" a favore della permanenza nel Regno Unito e "l'evidenza mostra chiaramente" che la maggioranza della popolazione della regione "non vuole un secondo" referendum sulla separazione dell Scozia, afferma ancora Downing Street. "Un altro referendum sarebbe divisivo e causerebbe un'enorme incertezza economica", afferma il governo May.
Intanto oggi la Camera dei Comuni si appresta a dare il via libera alla legge sulla Brexit, che darà a May il potere costituzionale per comunicare all'Ue il divorzio del Regno Unito. Secondo alcuni media britannici la premier potrebbe avviare già domani l'iter per la Brexit, chiedendo l'attivazione dell'articolo 50 del Trattato di Lisbona.