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Era partita in sordina il 2 ottobre. «Di fronte a circostanze eccezionali occorrono misure eccezionali ». Con queste parole, India e Sudafrica avevano chiesto all’Organizzazione mondiale del commercio ( Wto) di sospendere le regole sulla proprietà intellettuale di farmaci e vaccini anti-Covid fino al termine della pandemia, come previsto dal trattato istitutivo. Per aumentare la produzione, la Wto può permettere a tutte le aziende di fabbricarli previo pagamento di una royalty agli ideatori. Eppure in pochi avevano preso sul serio la mossa di New Delhi e Pretoria. Nonostante il sostegno di oltre un centinaio di Paesi del Sud, di organizzazioni della società civile, di esperti e premio Nobel, dell’Onu e dell’Organizzazione mondiale della sanità, i numerosi appelli di papa Francesco contro il «nazionalismo vaccinale», il 12 marzo, la pressione dei Grandi aveva sbarrato la strada.
La bozza di accordo non era nemmeno stata scritta: ai proponenti era stato concesso solo di riprovare con una nuova richiesta. Più un contentino che un’opzione concreta. Meno di due mesi dopo, però, la situazione s’è ribaltata. «Apertura ed equità sono i marchi di fabbrica dell’Ue nel mondo e ne siamo orgogliosi», ha detto ieri la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, nell’annunciare la disponibilità a «discutere ogni proposta che affronti la crisi in modo efficace e pragmatico» da parte dell’Unione. Proprio quest’ultima – insieme a Usa e Giappone – era capofila del fronte del no. Almeno fino a quando Joe Biden non ha scompaginato le carte. Con quella che Onu e Oms hanno definito «una svolta epocale». E monsignor Vincenza Paglia, presidente della Pontifica accademia per la Vita, ha definito una «scelta saggia».
Mercoledì, la Casa Bianca ha annunciato l’appoggio alla sospensione dei brevetti. Meno di ventiquattro ore dopo, l’Ue si è accodata. Anche se, fonti europee hanno precisato: «La nostra posizione non è cambiata, è sempre stata aperta a condividere vaccini e a produrli per il resto del mondo. Sono gli altri partner che non erano della stessa idea». A seguire è arrivata l’apertura di Emmanuel Macron. «Serve un libero accesso ai brevetti sui vaccini anti-Covid» ha detto il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio mentre il premier Mario Draghi ha sottolineato: «I vaccini sono un bene comune globale. È prioritario aumentare la loro produzione, garantendone la sicurezza, e abbattere gli ostacoli che limitano le campagne vaccinali ».
A confermare il “nuovo corso” anche la disponibilità della Wto alla flessibilità sulle licenze, «accolta con grande soddisfazione» dalla direttrice, Ngozi Okonjo-Iweala. Perfino Mosca s’è adeguata. Ma a rompere il fronte Ue è stata ancora una volta la «scettica » Angela Merkel: «La protezione della proprietà intellettuale è una fonte di innovazione e deve rimanere tale anche in futuro». La questione sarà al centro del Consiglio Ue odierno di Porto. E la discussione potrebbe profilarsi incandescente.
Anche perché Big Pharma non sembra disposta a cedere. Da Pfizer a Moderna a Farmindustria, le case farmaceutiche hanno espresso la propria contrarietà allo stop. Questo – affermano – non farà aumentare la quantità di dosi perché «non ci si improvvisa produttori di vaccini». Le prossime settimane si profilano decisive. Nella seconda metà di maggio, India e Sudafrica dovrebbero presentare un testo preliminare, concertato con gli Usa in vista della riunione dell’8 giugno della Wto. Non è detto, però, che l’incontro sia risolutivo: l’Organizzazione potrebbe prendere tempo fino all’autunno. «Speriamo decida già il mese prossimo. Abbiamo già perso troppo tempo», dice Patrizia Toia, eurodeputata Pd e vicepresidente della commissione Industria a Strasburgo, in prima linea fin dall’inizio per lo stop ai brevetti.
«A lungo mi consideravano una velleitaria. Ora sono felice della svolta. Ma sarebbe stato bello che fosse stata l’Ue ad assumere la leadership di questa battaglia». Un’accelerazione potrebbe però paradossalmente arrivare da Big Pharma. In extremis, le aziende potrebbero optare per lo stop volontario, evitando il precedente dell’imposizione della Wto.