Novecento bambine e bambini sono stati liberati da una milizia filogovernativa anti-Boko Haram nel nordest della Nigeria, che affianca le forze armate ufficiali nel contrasto all'insorgenza islamica. Lo hanno fatto sapere le Nazioni Unite, precisando che si tratta di 106 bambine e 788 bambini, che erano sfruttati dalla Civilian Joint Task Force.
Una milizia speso oggetto di critiche a causa dei loro soprusi nei confronti dei civili e dei reati extragiudiziali, e soprattutto sul reclutamento di bambini: un imbarazzo per la comunità internazionale che finanzia e arma la Nigeria nella lotta contro Boko Haram. «Dal settembre 2017, quando la CJTF ha firmato un accordo impegnandosi a prendere misure contro l'uso dei bambini nelle truppe, 1.727 bambini e adolescenti sono stati liberati, non ci sono nuovi reclutamenti», ha dichiarato l'Unicef in una nota. Il conflitto contro Boko Haram ha causato oltre 27mila morti dal 2009, mentre più di 1,7 milioni di persone sono fuggite e non possono rientrare nelle proprie case.
I minori liberati «sono stati usati dai gruppi armati in ruoli di combattimento e non, sono stati testimoni di omicidi e violenze», ha dichiarato Mohamed Fall, rappresentante dell'Unicef per la Nigeria. Secondo un rapporto dell'Organizzazione internazionale del lavoro del 2017, la Nigeria contava oltre 15 milioni di bambini tra i 5 e i 14 anni costretti a lavorare, «alcuni utilizzati come soldati nei conflitti armati». «Continueremo a batterci sino a quando nessun bambino sarà più nei ranghi dei gruppi armati in Nigeria», ha scritto Fall in una nota, stimando che siano ancora migliaia.
Le milizie civili anti-Boko Haram sono state create per proteggere le comunità dagli attacchi jihadisti nel nordest della Nigeria, finanziati e sostenuti dalle autorità di altri Paesi. Appoggiano le forze armate, in particolare ai check-point o per garantire la sicurezza dei campi di sfollati.