Un venditore di strada propone una cartina dell'Africa - Reuters
Guerre, carestie, terrorismo. Colpi di stato, violenze tra milizie rivali. Crisi climatica. L’elenco dei mali che affliggono l’Africa non si ferma qui. Flagelli contro i quali non è semplice individuare una strategia risolutiva. Eppure in Africa si muore, anche e soprattutto, di mali per i quali il vaccino esiste. Ogni anno 200mila bambini sotto i cinque anni vengono uccisi dalla diarrea da rotavirus. Lo pneumococco, all’origine di polmonite, meningite e setticemia, è tra le principali cause di mortalità infantile. La malaria endemica quando non uccide debilita intasando servizi sanitari già carenti.
La lotta alle malattie passa attraverso le vaccinazioni. Campagne massicce, che gli Stati africani non riuscirebbero a finanziare e gestire da soli, vengono messe in atto in coordinazione con l’Organizzazione mondiale della sanità, l’Unicef e partner quali Gavi, l’Alleanza Globale per i vaccini. Istituita nel 2000, è una partnership pubblico-privata (finanziata anche dall’Italia) che ha contribuito a immunizzare più di un miliardo di bambini nel mondo, stanziando scorte degli antigeni contro ebola, colera, meningococco e febbre gialla, tra gli altri, e ricorrendo alla tecnologia (dai droni alla biometria) per somministrarli nelle aree più remote.
Ora è impegnata in Ciad, dove per la prima volta vengono introdotte contemporaneamente le immunizzazioni contro malaria, pneumococco e rotavirus. L’obiettivo è proteggere, entro la fine del 2025, quasi 900mila bebè di un anno o meno dal contagio di rotavirus e pneumococco, 3 milioni di bambini tra uno e cinque anni dalle malattie da pneumococco e 400mila bambini dalla malaria. Thabani Maphosa è il responsabile del programma.
Che cosa significa per un Paese come il Ciad introdurre questa routine vaccinale?
Il Ciad è uno dei pochi Paesi al mondo dove la maggior parte dei bambini sotto i cinque anni muore per malattie prevenibili con le vaccinazioni. Nella regione, le infezioni da pneumococco, la diarrea e la malaria sono all’origine di gran parte dei ricoveri ospedalieri. L’introduzione di queste vaccinazioni è una pietra miliare per la salute pubblica e per le vite dei più piccoli.
Si può stimare quanti decessi saranno evitati?
Oggi la polmonite miete migliaia di vittime ogni anno, causando il 30% dei decessi entro i cinque anni di età. Si stima che il vaccino eviterà tra 4.300 e 5.000 morti l’anno. Il rotavirus è responsabile di diarrea grave che, se non trattata, provoca disidratazione letale: il vaccino potrà salvare tra 2.500 e 2.900 vite. La malaria resta una minaccia significativa, con 1,8 milioni di casi e 2.500 morti nel 2022. Con il vaccino, unito all’uso di zanzariere impregnate di insetticida, ci si aspetta che i decessi calino consistentemente.
Quale sarà l’impatto sul sistema sanitario locale?
In un Paese come il Ciad le risorse sanitarie sono limitate e per un genitore non è semplice far curare i propri figli. La mortalità infantile è una tragedia quotidiana il cui peso grava sulle famiglie, sulle comunità e sul sistema socio-economico. Con l’introduzione delle immunizzazioni si riducono i viaggi alla volta delle cliniche e questo vuol dire meno costi e meno giornate di lavoro perse. E anche più tempo e spazio, negli ospedali, per occuparsi degli altri pazienti e per far fronte allo scoppio di epidemie.
Quanto tempo è necessario per preparare un’operazione del genere?
Nel caso del Ciad, due anni. Durante i quali abbiamo lavorato con i partner per assicurare i prerequisiti: adozione di una politica nazionale e di guide linea, introduzione dei nuovi vaccini nei sistemi di distribuzione e di interventi sanitari, formazione del personale, investimenti in infrastrutture, capacità tecnica, sistemi di stoccaggio, sensibilizzazione delle comunità, monitoraggio dell’intero processo.
Qual è il ruolo di Gavi e quale quello delle case farmaceutiche?
Per tutti i vaccini, Gavi aiuta a modellare il mercato assicurandosi che il giusto vaccino sia disponibile per i Paesi a basso reddito al prezzo più abbordabile. Spesso ciò significa impiegare gli strumenti della finanza innovativa per immettere più in fretta questi prodotti sul mercato. Una volta avviati i programmi, Gavi paga la maggior parte del costo delle dosi e finanzia il trasporto, la consegna e la somministrazione.
Qual è il ruolo dell’Italia?
Dal 2006 l’Italia è un Paese donatore. Ed è stata un sostenitore cruciale dei meccanismi di finanza innovativa di Gavi, inclusi i “bond vaccino” IFFIm (International Finance Facility for Immunisation), che sostituiscono alla donazione l’investimento remunerativo, e lo Pneumococco Advance Market Commitment, un sistema di raccolta fondi sul lungo periodo progettato assieme a premi Nobel dell’economia e lanciato a Roma nel 2009. Lo stesso modello dell’Advance Market è stato usato da Gavi per fornire quasi 2 miliardi di vaccini anti-Covid ai Paesi poveri.
Quali sono i Paesi dove le vaccinazioni infantili non sono ancora garantite?
Quasi tutti i Paesi che seguiamo, da oltre vent’anni, hanno introdotto la vaccinazione contro lo pneumococco. Oltre al Ciad, restano Somalia e Sudan del Sud. Nei prossimi mesi, anche lì dovrebbero arrivare simultaneamente le immunizzazioni contro pneumococco e rotavirus. In tutti e tre i casi si tratta di contesti fragili nei quali, da un lato, è molto impegnativo intervenire ma, dall’altro, ci si aspettano risultati di enorme impatto.