lunedì 16 dicembre 2024
Più di 200mila morti e 117 milioni di sfollati. Sono i numeri legati ai conflitti armati e ai disastri naturali
Nel 2024 oltre 100 disastri naturali e 56 conflitti
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Più di 200mila morti e 117 milioni di sfollati. Sono i numeri legati ai conflitti armati e ai disastri naturali del 2024. Il bilancio è dell’associazione umanitaria Cesvi che ha contato nell’anno in corso 56 conflitti armati, il numero più alto dalla Seconda Guerra Mondiale, e oltre 100 disastri naturali legati al clima, uno ogni tre giorni.

La Ong segnala che il 2024 è stato segnato anche da una strage di operatori umanitari: 283 vittime in tutto, il doppio rispetto a cinque anni fa e il quadruplo rispetto a venti anni fa. Nel dettaglio, 178 sono morti portando aiuti a Gaza, 25 in Sudan e 11 in Ucraina. “In molte situazioni – ha commentato il direttore generale Stefano Piziali - l’accesso stesso agli aiuti è ora gravemente compromesso. I corridoi umanitari spesso rimangono bloccati e i convogli non riescono a raggiungere le popolazioni in difficoltà. Gli operatori locali inoltre vivono in una condizione di doppia vulnerabilità, essendo essi stessi sfollati, ma anche responsabili degli interventi di aiuto”.

La geografia delle guerre secondo Cesvi è un planisfero in cui le aree colpite da conflitti, sono 6,15 milioni di chilometri quadrati, il 65% in più rispetto al 2021, una superficie pari al doppio delle dimensioni dell’India.

Il Paese più violento, secondo l’analisi dell’associazione, è l’Ucraina dove, nella prima metà dell’anno, per ogni nuovo nato sono morte tre persone. Il territorio con il maggior numero di vittime civili è invece Gaza dove attualmente hanno bisogno di aiuto umanitario 3,3 milioni di persone. L’emergenza umanitaria nel Corno d’Africa è invece legata in prevalenza ai disastri climatici e in particolare alla siccità prolungata che ha causato carestie diffuse e sfollamenti di massa. In Etiopia, Kenya e Somalia 23 milioni di persone vivono in condizioni di grave insicurezza alimentare e devono far fronte alla carenza di cibo e acqua potabile.

L'anno che sta per concludersi, ha sintetizzato Piziali, è caratterizzato da un drammatico paradosso: "A fronte di 300 milioni di persone al limite della sopravvivenza, è sempre più difficile e pericoloso per gli operatori umanitari portare aiuti".

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