Un
attentatore suicida, un ragazzino, ha compiuto una carneficina ad una festa di nozze nel
quartiere curdo della città turca di
Gaziantep: almeno
54 morti di cui 29 minorenni,
e un'ottantina di feriti. Aveva tra i 12 e i 14 anni, secondo
quanto ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan.
L'attentato pare
opera del Daesh, ma in fondo, secondo Erdogan, non ha molta
importanza. Perché, ha detto, "non c'è differenza tra il
(partito indipendentista curdo) Pkk, l'organizzazione
terroristica di Gulen (l'imam accusato di aver orchestrato il
golpe del 15 luglio) e l'attacco terroristico potenzialmente
dell'Isis a Gaziantep", una città di un milione e mezzo di
abitanti ad una sessantina di km dal confine con la Siria. Tirando così in ballo, senza alcuna prova, il suo nemico Gulen messo alla pari con i tagliagole del cosiddetto Califfato.
Rivendicazioni non ce ne sono state, finora. Ma certo il Daesh (Isis)
è l'indiziato numero uno. Anche perché avrebbe più di un
"movente". A cominciare dal fatto che
le milizie curde portano
avanti contro i miliziani del califfo una guerra senza
quartiere e, ancora di recente, hanno avuto un ruolo
determinante nella riconquista della strategica città siriana di
Mambij. E non a caso il Daesh ha messo a segno
molti attentati
contro i curdi in Turchia. Il più sanguinoso dei quali risale
allo scorso ottobre, quando attentatori suicidi hanno causato la
morte di 100 persone ad una manifestazione filo-curda ad Ankara.
Il ragazzino kamikaze di ieri è entrato in azione verso le 11
di sera. La
festa di nozze, che secondo una tradizione piuttosto
comune nel Sud della Turchia veniva
celebrata in strada, era
quasi finita, molti invitati stavano già andando via. Molte
persone stavano però ancora danzando quando c'è stata la
devastante esplosione, che ha scatenato l'inferno.
I soccorritori giunti poco dopo sul posto con decine di
ambulanze hanno descritto scene apocalittiche. In terra e sui
muri, per un raggio di decine di metri, sono stati proiettati
detriti, sangue e parti di corpi umani. L'asfalto era
disseminato di cadaveri, tra cui quelli di numerose
donne e
bambini. E gente che urlava, in preda al dolore, alla
disperazione, al terrore.
I due sposi novelli, Besna e Nurettin Akdogan, sono tra i
sopravvissuti. Sono feriti, ma non in pericolo di vita.
Lui è un
esponente dell'Hdp, il partito filo-curdo. Proprio di recente,
si erano
trasferiti dalla città di Siirt, per sfuggire ai
combattimenti e violenze tra ribelli curdi e forze di sicurezza.
Nell'arco di poche ore, sono arrivati ad Ankara da tutto il
mondo messaggi di solidarietà. A cominciare da
Papa Francesco.
"Mi è giunta la triste notizia dell'attentato sanguinario che ha
colpito la cara Turchia", ha detto all'Angelus, chiedendo
"preghiere per le vittime". Il presidente
Sergio Mattarella ha
affermato che "questo ennesimo crudele gesto non ci farà
deflettere dal combattere la piaga del terrorismo con
determinazione".
In un messaggio ad Erdogan, il presidente russo
Vladimir Putin ha riaffermato la disponibilità di Mosca a
rafforzare la cooperazione con Ankara contro il terrorismo.
Anche la cancelliera
Angela Merkel ha affermato che "la Germania
è al fianco della Turchia nella lotta contro il terrorismo".
Così come la
Casa Bianca, che nel suo messaggio di condanna ha
affermato che gli Usa "sono accanto" alla Turchia mentre difende
la sua democrazia "di fronte a tutte le forme di
terrorismo".
Intanto centinaia di persone hanno
manifestato nel centro di Istanbul per
protestare contro lo
stupro e l'uccisione di Hander Kader, noto esponente del movimento Lgbt
turco. Il suo corpo è stato trovato brutalmente mutilato e
carbonizzato, abbandonato sul ciglio di una strada. "Vogliamo
giustizia", ha detto uno dei manifestanti.