All'indomani del voto che ha sancito la fine del bipolarismo in Spagna, i socialisti del Psoe e gli anti-casta di Podemos hanno già sbarrato il passo al Partito popolare del premier uscente Mariano Rajoy, prima forza politica con il 28%. "Non permetteremo ai Popolari di governare" ha detto il leader di Podemos, Pablo Iglesias, prefigurando la possiblità di un'inedita alleanza a sinistra.
Per ora l'unico dato certo è la preoccupazione dei mercati: pochi minuti dopo l'apertura della borsa, l'indice guida Ibex era sceso del 3% e a metà giornata era ancora oltre il -2%, con perdite pesanti per i titoli delle banche e delle imprese più dipendenti dallo Stato.
Dopo 40 anni di stabilità politica garantita da un sistema bipolare Pp-Psoe, con l'irruzione in parlamento di decine di deputati
di
Podemos e di
Ciudadanos, la Spagna rischia di entrare in una fase di
forti turbolenze politiche.
Crollano i Popolari. ll Pp ottiene il 28,7%
dei voti e 122 seggi su 350 nel nuovo Congresso di Madrid. Perde
64 deputati e la maggioranza assoluta rispetto alla legislatura
uscente.
Tengono i socialisti. Il Psoe di Pedro Sachez arriva secondo con il 22,1% e
91 deputati. Ne perde 20 ma riesce a evitare l'umiliante
sorpasso di Podemos grazie soprattutto alla buona tenuta in
Andalusia.
o. Il partito post-indignado di Pablo Iglesias, dopo una
spettacolare rimonta negli ultimi giorni di campagna, registra
un successo storico e sbarca in parlamento con 69 deputati,
vincendo in Catalogna e nel Paese Basco.
Ciudadanos si ferma al 14%. Quarto con il 13,9% e
40 deputati si piazza l'altro partito anti-casta, il centrista
Ciudadanos di Albert Rivera, crollato nelle ultime due
settimane.
Rajoy: obiettivo "governo stabile". Rajoy ha affermato ieri sera che tenterà di formare un
"governo stabile", aggiungendo che "inizia una tappa non
facile": "sarà necessario parlare molto e raggiungere accordi".
Anche il leader socialista Sanchez ha riconosciuto che spetta al leader Pp
tentare di formare il nuovo governo e si è congratulato con lui.
ANALISI L'esempio greco faccia riflettere di Giorgio FerrariRebus maggioranza. Il risultato di queste elezioni storiche, che pongono fine
al bipartitismo che ha governato il paese dalla fine della
dittatura di Franco, ma anche alla sua leggendaria stabilità
politica, proiettano la Spagna in scenari "all'italiana".
Il quadro delineato dal voto è infatti di una difficile
governabilità. Non solo nessun partito ottiene la maggioranza
assoluta. Ma anche le coalizioni "coerenti" fra i partiti della
"vecchia" politica e quelli del "nuovo", fra Pp e Ciudadanos o
fra Psoe e Podemos, ipotizzate dagli analisti prima del voto,
restano sotto la sbarra dei 176 seggi nel Congresso. Il
risultato del Pp rende difficile anche un governo minoritario di
Rajoy.
Il delicato ruolo di re Felipe VI. Questa situazione complicata rischia di dare un
ruolo senza precedenti al giovane re Felipe VI, che potrebbe
dover mediare per nuove alchimie che consentano di evitare lo
spettro di un ritorno anticipato alle urne. Una ipotesi che
preoccupa gli ambienti finanziari, in un paese ancora in
convalescente uscita dal tunnel della crisi più profonda
dell'ultimo mezzo secolo.
L'ipotesi "grande coalizione" alla tedesca. L'unica coalizione che matematicamente
garantirebbe i 176 seggi è una "grosse-koalition" alla tedesca
fra Pp e Psoe, già da tempo ipotizzata per garantire la
stabilità del paese dall'ex-premier socialista Felipe Gonzalez.
Lo stesso Rajoy venerdì per la prima volta non ha escluso
categoricamente questa ipotesi. "Semmai ne parleremo lunedì"
aveva detto.
Le difficili alleanze. La formazione del nuovo governo di Madrid sarà con
ogni probabilità lunga e laboriosa. Le ipotetiche coalizione di
centro-destra Pp-Ciudadanos o di centro-sinistra Psoe-Podemos
supererebbero rispettivamente 162 e 160 deputati. Per riuscire a
ottenere l'investitura sarebbe necessario l'appoggio di deputati
dei partiti nazionalisti, catalani o baschi, che diventerebbero
un problematico ago della bilancia e farebbero pagare a caro
prezzo il loro voto. Dopo le scintille fra Rajoy e il presidente
secessionista catalano Artur Mas sembra difficile che i catalani
possano offrire una stampella a un governo Pp.
Trionfa il nuovo. Ma queste elezioni sono soprattutto una vittoria del "nuovo"
in politica, in particolare di Podemos. I due partiti anti-casta
formati un anno fa irrompono in parlamento con 109 deputati su
350 e provocano uno tsunami politico. Sono determinati a restare
prendendo il posto, e mandando progressivamente in pensione, i
"vecchì Pp e Psoe, come Tsipras e Syriza hanno fatto in Grecia
con lo storico Pasok. Pablo Iglesias questa notte soddisfatto ha
annunciato la nascita di una "nuova Spagna".