Erdogan: «Urge un blitz di terra». Kobane "è sul punto di cadere" nelle mani dei jihadisti, ha affermato il presidente turco Recep Tayyp Erdogan. "Il terrorismo non sarà fermato dai raid aerei e fintanto che noi non collaboreremo in vista di un'operazione di terra d'intesa con coloro che già combattono sul terreno", ha aggiunto sollecitando la comunità internazionale a cambiare strategia. "Sono passati mesi senza che alcun risultato sia stato ottenuto", ha insistito.
Le condizioni poste da Ankara. La Turchia pretende fra l'altro dagli Usa un impegno per la futura rimozione del presidente siriano Bashar al-Assad - e l'introduzione di una no fly zone sulla Siria - in cambio di un
suo intervento diretto contro l'Isis a Kobane, che dista pochi chilometri dal confine turco. Il governo turco è peraltro accusato da più parti di avere sostenuto, o quanto meno favorito, negli ultimi anni le milizie islamiche in Siria - jihadisti compresi - all'interno del fronte anti-Assad, dopo la rottura di Erdogan con il governo un tempo alleato di Damasco.
A Kobane almeno 400 vittime. Sono oltre 400 i morti accertati nella battaglia di Kobane, da quando l'Isis ha lanciato un'offensiva per conquistarla, il 16 settembre. Lo afferma l'ong Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus), aggiungendo che il numero reale potrebbe essere il doppio. I morti sono 219 jihadisti, 164 combattenti curdi che difendevano la città, 9 membri di milizie loro alleate e 20 civili, quattro dei quali sono stati
decapitati dall'Isis.
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Manifestanti curdi irrompono all'Europarlamento. Un centinaio di manifestanti curdi hanno fatto irruzione martedì nella sede del Parlamento europeo a Bruxelles per sollevare l'attenzione sulla situazione di Kobane in Siria. L'irruzione ha provocato otto feriti tra le forze di sicurezza. I manifestanti brandivano bandiere con il volto del leader del Partito dei lavoratori curdi (Pkk), Abdullah Ocalan.