giovedì 4 dicembre 2014
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FEBBRAIO 2011: la rivolta, la guerra e la caduta del rais Il 17 febbraio 2011, sulla scia delle rivolte in Tunisia ed Egitto, scoppiano delle sommosse popolari nelle città di Bengasi e Beida, dove le forze dell’ordine sparano per disperdere i rivoltosi. Il 21 febbraio le proteste si allargano a Tripoli e al resto del Paese. Il regime di Gheddafi viene accusato di reclutare mercenari di origine africana per soffocare la rivolta. L’intervento militare – cui prendono parte parte gli Stati della Nato e alcuni Paesi arabi – inizia il 19 marzo in base alla risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza sull’istituzione di una zona d’interdizione al volo. Il 20 ottobre viene catturato e ucciso a Sirte Muammar Gheddafi, portando alla fine della guerra, ma non delle lotte interne. Pesa infatti la questione del disarmo delle diverse milizie. SETTEMBRE 2011: road map e prime elezioniIl 2 settembre 2011, il Consiglio nazionale transitorio (la coalizione delle forze ribelli) annuncia una Road map politica che fissa 8 mesi per la formazione di un’Assemblea Costituente e 20 mesi per l’indizione di elezioni presidenziali e politiche. Ma il perdurare dell’instabilità politica e i problemi “procedurali” hanno portato a un rinvio di quello che doveva essere il primo scrutinio nazionale democratico in oltre 40 anni. Alla fine, il 7 luglio 2012, la Libia ha votato in massa dando una maggioranza alla coalizione di partiti guidata da Mahmoud Jibril. Tuttavia, il Paese fatica a darsi delle istituzioni stabili, con cinque premier che si sono succeduti nel giro di un paio d’anni. Nel clima di incertezza politica vengono a galla diversi gruppi radicali e salafiti.MAGGIO 2014: l'ascesa del generale HaftarLa situazione si precipita ulteriormente il 18 maggio 2014 con il colpo di stato del generale Khalifa Haftar e l’occupazione del parlamento a Tripoli da parte di soldati a lui fedeli. Il generale aveva lanciato due giorni prima un attacco contro alcune milizie islamiche della Cirenaica. La spaccatura politico-militare si riflette anche sulle istituzioni. Così, il Congresso nazionale generale, il Parlamento che doveva ritenersi sciolto dopo le elezioni del 25 giugno, si riconvoca lo scorso agosto a Tripoli ed elegge Omar al-Hassi come premier di un “governo di salvezza nazionale”, lanciando così una vera e propria sfida alla neo eletta Assemblea che ha trovato sede a Tobruk. Al governo di Hassi si contrappone l’esecutivo guidato da Abdallah al-Thini, che definisce illegali le decisioni dell’Assemblea uscente. Gli scontri fra le forze islamiche dette Fajr Libya e le milizie laiche investono da settimane Bengasi e la stessa Tripoli.
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