Due attentati palestinesi, dopo
quelli a Gerusalemme dei giorni scorsi, hanno insanguinato oggi
per la prima volta Tel Aviv, con la morte di un giovane soldato,
e un insediamento ebraico in Cisgiordania, dove è stata uccisa
una ragazza israeliana di 25 anni. Ma in tutto il Paese sono
segnalati incidenti, in un crescendo di violenza che ha fatto
parlare alcuni di una Terza Intifada, anche se per ora si ha più
l'impressione dell'opera di 'lupi solitarì legati in qualche
modo ad Hamas ed altre organizzazioni del fondamentalismo
islamico.
Il premier Benyamin Netanyahu, che ha convocato in serata una
riunione urgente del gabinetto di sicurezza, ha attaccato gli
arabo-israeliani che protestano contro lo Stato ebraico, dicendo
loro di "andare in Palestina o a Gaza".
Il primo attacco è scattato stamattina nei pressi della
stazione ferroviaria 'Ha Haganah', a sud di Tel Aviv: un giovane
palestinese, Nur a-Din Hashiya, del campo profughi di Askar a
Nablus (in Cisgiordania), entrato clandestinamente in Israele
secondo la polizia, ha accoltellato un altrettanto giovane
soldato israeliano. Il ragazzo è stato ricoverato in condizioni
gravissime ed è morto in serata. Alla reazione dei passanti, il
palestinese si è dato alla fuga in un palazzo vicino. La polizia
ha accerchiato l'edificio e ha catturato l'uomo, che giaceva
ferito su un pianerottolo.
Il portavoce di Hamas all'estero Hussam Badran - citato da
Ynet - ha elogiato l'attacco al soldato: "È un passo benvenuto
nella giusta direzione" contro "i crimini dell'occupante ad
Al-Aqsa e a Gerusalemme". L'azione, ha aggiunto Badran, è "una
riposta all'esecuzione di un giovane arabo di Kafr Kanna da
parte della polizia israeliana, con il sostegno della leadership
politica di Israele".
Il secondo attentato è avvenuto all'ingresso dell'
insediamento ebraico di Alon Shvut, in Cisgiordania, con la
morte della ragazza e il ferimento a coltellate di altri tre
israeliani. Il palestinese - Maher al-Hashlamun, 30 anni, che
sarebbe affiliato alla Jihad islamica - ha prima tentato invano
di investire con un auto le persone ferme alla stazione degli
autobus. Poi è sceso ed ha cominciato ad accoltellarle,
uccidendo la 25enne Dalia Lemkus, che già nel 2006 era stata
vittima di un altro attentato palestinese e si era salvata. Le
guardie di sorveglianza hanno sparato al palestinese, ferendolo
seriamente: non è accertato al momento se sia ancora vivo oppure
morto, come era stato detto subito dopo l'attacco. Maher
al-Hashlamun, secondo i media, è un ex detenuto, in carcere dal
2000 al 2005 per un attacco ad una pattuglia israeliana, e
liberato in base ad un accordo.
Ma è tutta Israele ad essere in allarme. Subito dopo il
doppio attentato, la polizia ha segnalato altri incidenti:
pietre lanciate contro un auto delle forze dell'ordine e un
autobus a Nazareth nel nord; così come in direzione di un
autobus ad Arad e sul Mar Morto e alla Tomba di Rachele, vicino
Betlemme e anche a Beersheva. Dopo gli incidenti a Gerusalemme,
con i problemi legati alla Spianata delle Moschee e i due
attentati palestinesi ad altrettante stazioni del tram
cittadini, la situazione si è accesa da ieri l'altro anche nel
nord di Israele dopo l'uccisione di un arabo a Kfar Kanna, che
si era scagliato con un coltello contro la polizia. Sullo
scenario complessivo che si sta delineando, Netanyahu ha indetto
per stasera una riunione di sicurezza. Ma il premier ha già
esposto quella che appare la sua linea: "A tutti coloro che
dimostrano contro lo Stato di Israele e per la Palestina dico
una cosa semplice: vi invito a passare dall'altra parte, verso
l'Autorità nazionale palestinese (Anp) o a Gaza. Non vi creeremo
difficoltà". E poi ha aggiunto: "Per quanti restano, opereremo
per ostacolare gli scalmanati e i terroristi con tutti i mezzi a
nostra disposizione, comprese nuove leggi". "Quelli che incitano
al terrorismo non ci vogliono da nessuna parte, né a Gerusalemme
né a Tel Aviv. Prometto che questo - ha ammonito il premier che
è tornato a criticare "l'incitamento" da parte dell'Anp - non
succederà".
Anche il presidente Reuven Rivlin - oltre l'intera leadership
israeliana - è sceso in campo: "Dobbiamo restare uniti", ha
esortato. Mentre il sindaco di Tel Aviv Ron Huldai ha invitato i
suoi concittadini "a fare attenzione: come Gerusalemme, Tel Aviv
è un simbolo".