sabato 28 febbraio 2015
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Con la nuova legge sulla procreazione assistita approvata dal Parlamento provvisorio thailandese il 19 febbraio, l’India resta l’unico Paese asiatico a consentire ufficialmente che la pratica sia aperta anche a coppie straniere che vogliano o meno avvalersi di cittadine indiane.È l’estensione di una pratica già diffusa sia per le caratteristiche demografiche (in India vive il 14% degli 80 milioni di coppie sterili stimati nel mondo), sia per la promozione commerciale. I costi per le coppie che decidono di ricorrere a questa pratica vanno da 18mila a 24mila euro, un terzo di quelli applicati in Occidente (ma alle madri surrogate va solo un quarto della somma). Si stima siano 1.200 i centri specializzati, i maggiori possono ospitare fin a 200 donne in gravidanza.Il business della maternità surrogata si avvicina ai 3 miliardi di dollari, di cui solo un terzo proviene da attività legali. La Corte Suprema ha deliberato nel 2002 la liceità della pratica, ma la nuova legge ferma in Parlamento potrebbe limitarla, sull’esempio thailandese, solo a «coppie indiane non fertili», escludendo stranieri se non sposati a indiani. L’obiettivo è di prevenire gli estesi fenomeni di sfruttamento di donne indiane disponibili per necessità economiche, ma i critici segnalano che corruzione e interessi potrebbero almeno in parte scoraggiare questo tentativo.

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