Ben addestrate e senza paura: passa
dalla prima linea dei fronti di guerra la riscossa, nazionalista
e di genere, delle combattenti curde, pronte da sempre anche
alla scelta estrema del terrorismo kamikaze nelle file del Pkk
anti turco, come in quelle dei peshmerga, che tentano di
resistere all'avanzata dell'Isis nel Kurdistan iracheno.
L'attentatrice suicida che ieri si è fatta esplodere contro
una postazione del
Califfato islamico nei pressi di Kobane è
solo l'ultima delle molte che preferiscono la via delle armi al
destino di diventare spose bambine. O magari al rischio dello
stupro etnico. E che ora hanno come obiettivo primo i jhadisti
neri di al Baghdadi che del Kurdistan e del suo petrolio stanno
cercando di diventare padroni.
Era il 12 settembre, una ventina di giorni fa, quando sulle
montagne del Kurdistan moriva combattendo
Avesta, 24 anni, capo
di una unità di uomini e donne impegnata in un'operazione
congiunta Pkk-peshmerga per la riconquista di un villaggio
vicino Makhmour. È stata colpita al collo da un proiettile
sparato da un miliziano dell'Isis e nonostante il tentativo di
trasportarla in un'ospedale non ce l'ha fatta. Ed era turca di
origine curda, proveniente dalla Palestina,
Fatam Yokumer, che
il 21 maggio 2013 si è fatta saltare in aria nel Crocodile cafè
di Ankara facendo strage. Si è parlato invece di un regolamento
di conti interno per l'assassinio a Parigi, nel gennaio 2013, di
Sabine Cansiz, tra le fondatrici del Pkk di Abdullah Ocalan.
Nel marzo 2012 quindici "terroriste" curde furono invece
uccise in scontri con le forze di sicurezza nella provincia di
Bitlis, nell'est della Turchia. E all'attivo di una kamikaze
è anche l'attentato dell'ottobre del 2011 nel centro di Bingol
(est della Turchia) nei pressi della sede dell'Akp dell'allora
premier Recep Tayyip Erdogan.
Sono solo alcuni dei casi nei quali il coraggio, la sete di
vendetta o la disperazione delle curde sono finiti sotto i
riflettori, presto spenti, dei media internazionali.
Nessuno del resto sa quante siano in totale le combattenti
donne, nelle terre curde frantumate e devastate a cavallo tra
Iraq, Siria e Turchia. Qualche dato in più si conosce invece
sulle militanti del Pkk: quasi il 20%. E in una quindicina
d'anni oltre la metà degli attentati di matrice curda anti-turca
è stata compiuta da donne votate al martirio.