Se la maggioranza dei rappresentanti nell’Assemblea nazionale del popolo sono ignoti agli stessi cinesi, non è così per un attore non solo famosissimo in Cina, ma anche all’estero. Nella ricerca di consenso, il regime cinese ha arruolato nella prossima assise nazionale, tra i rappresentanti che non fanno parte dell’organizzazione del Partito comunista, l’attore (ma anche regista e produttore) Jackie Chan (nella foto Epa). Il protagonista di tanti film d’azione, eroe disincantato e dal cuore d’oro, sembra in questo caso avere scelto un ruolo lontano da quelli abituali e ancor più dalla sensibilità dei suoi estimatori. L’accettazione dell’invito a entrare nel Congresso, infatti ha sollevato forti polemiche a Hong Kong, dove Chan è nato nel 1955.Non sono in pochi, a ricordare che in passato Chan ha espresso pareri favorevoli al contenimento delle proteste in Cina e alla limitazione delle libertà civili se utile alla «stabilità». Se è vero che la sua popolarità potrebbe contribuire a rendere meno tesi i rapporti tra regime cinese e popolazione di Hong Kong, che vede limitare sempre più i suoi spazi di libertà, è vero altrettanto – dicono i suoi critici – «che Chan in questo caso non sembra agire secondo convinzione o radici», ma invece «secondo le necessità e le pressioni del governo cinese».