Il sequestro di padre Georges Vandenbeusch segna un ulteriore salto di qualità del terrorismo jihadista africano ed evidenzia un concatenamento di eventi che lascia presagire una nuova stagione per quanto riguarda le azioni contro gli occidentali. La zona in cui è avvenuto il sequestro in Camerun, a trenta chilometri dal confine nigeriano, è da tempo base per l’addestramento del movimento integralista di Boko Haram. Per questo l'intelligence, soprattutto francese, ha puntato immediatamente il dito contro i terroristi che da anni stanno insanguinando gli Stati centro-settentrionali nigeriani. Il commando parlava inglese, houssa e kanuri, (le prime due sono lingue parlate in Nigeria, mentre la terza è la lingua tipica della regione): questo lascia supporre gli investigatori che si tratti di gente comunque giunta da oltreconfine. L'attacco dell'altra sera, però, giunge a poche ore dall'inserimento di Boko Haram e dell'altro movimento qaedista nigeriano di Ansaru nella «lista nera» statunitense delle organizzazioni terroristiche. Gli stessi due gruppi che sono responsabili del sequestro e l'uccisione, nel marzo del 2012, dell'ingegnere Franco Molinara (morto con un collega britannico in un maldestro blitz delle forze speciali britanniche) e di Silvano Trevisan, assassinato con altri sei lavoratori stranieri il 10 marzo di quest'anno. Il blitz per la cattura di padre Georges arriva però a poche ore anche da un'offensiva – proprio delle truppe francesi – nel nord del Mali contro formazioni qaediste che resistono nella regione montuosa settentrionale. Tutti elementi che lasciano intendere che il sequestro del sacerdote fidei donum francese – facilmente eseguibile vista la sua volontà di non lasciare la “zona rossa” giudicata pericolosa – fosse programmato da tempo e messo in atto proprio ieri come una sorta di ritorsione. Di questo ne sono convinti alcuni analisti regionali che da tempo sostengono anche la teoria che vi sia una sorta di filo rosso che lega ormai da oltre un anno i terroristi nigeriani a quelli del Mali e Niger, che fanno capo ad al-Qaeda per il Maghreb islamico (Aqmi), e ai miliziani somali di al-Shabaab. Non più tardi di sei mesi fa il leader di al-Qaeda, Aymal al-Zawahiri, aveva lanciato una sorta di alleanza tra i gruppi, per evitare «azioni sporadiche e concentrarsi su operazioni coordinate». Come quella del centro commerciale di Nairobi condotta da “manovalanza” degli shabaab, ma coordinata e finanziata da elementi superiori.