martedì 25 settembre 2012
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A livello internazionale, nessuno sta davvero mettendo mano al portafoglio per far fronte all’emergenza umanitaria provocata dalla crisi siriana. I dati, purtroppo parlano chiaro. Le Nazioni Unite hanno lanciato ai Paesi donatori diversi appelli: servono 541 milioni di euro per fronteggiare la crisi – indispensabili per portare gli aiuti necessari ai siriani ancora presenti nel paese e ai rifugiati che sono fuggiti nei paesi limitrofi –  ma questa cifra è stata coperta solo al 40%.Anche la raccolta fondi sui privati è finora altamente insufficiente: le agenzie umanitarie internazionali hanno ottenuto dai loro sostenitori contributi assolutamente insufficienti alla dimensione delle operazioni di soccorso necessarie.  Lo stesso è avvenuto anche in Italia. L’appello lanciato nel mese di agosto da “Agire”  (Agenzia italiana risposta alle emergenze) ha finora raccolto solo 60mila, il risultato più basso che “Agire” abbia mai raggiunto in una campagna.
Questa scarsa disponibilità alla donazione non si spiega con la mancanza di informazioni. «Un sondaggio Doxa  conferma che il 60% degli italiani è al corrente dell’esistenza di un’emergenza in Siria», spiega Marco Bertotto, direttore di “Agire”. Di questi circa il 58% ritiene necessario un aiuto dall’esterno per affrontare l’emergenza, mentre il 48% è soprattutto preoccupato per le possibili ripercussioni sull’Italia (per l’arrivo incontrollato di profughi o le conseguenze politiche ed economiche della crisi). Eppure queste informazioni non si trasformano in una mobilitazione. «A differenza che in altre emergenze, l’opinione pubblica, e non solo quella italiana, sembra non aver percepito appieno le dimensioni della tragedia umanitaria e soprattutto appare poco motivata a un intervento concreto», conclude Bertotto.Una situazione che, secondo Marco Bertotto, è data anche con la difficoltà a spiegare la crisi in atto in Siria. «E’ più facile comunicare e ottenere mobilitazione sui disastri naturali piuttosto che sui conflitti armati», spiega. Ma non bisogna sottovalutare gli effetti della crisi economica e una certa “stanchezza” dei donatori. E anche il modo con cui i media hanno raccontato la crisi ha il suo peso: giornali e televisioni, infatti, tendono a privilegiare gli aspetti bellici e geopolitici a discapito degli aspetti umanitari. Che vengono lasciati in secondo piano.
Termina oggi la raccolta fondi tramite SMS solidale (numero 45500) per finanziare i progetti di sostegno ai profughi siriani che le Ong di “Agire” stanno attuando in Siria, Libano e Giordania. Ma la raccolta fondi di “Agire” proseguirà comunque fino al 31 dicembre. Le modalità di raccolta fondi sono presenti sul sito www.agire.it
I NUMERI DELL’EMERGENZA. Diciannove mesi di conflitto armato in Siria hanno prodotto una gravissima crisi umanitaria: circa 30mila i morti (tantissimi i bambini), un milione e mezzo di rifugiati interni in Siria e quasi 270mila nei paesi limitrofi. «Il vero problema è che stiamo andando incontro all’inverno e se fino ad ora ce la siamo cavata con le poche risorse a disposizione adesso abbiamo bisogno di maggiore supporto economico - spiega Davide Berruti, capo missione di InterSos nel campo di Al Za’atri in Giordania -. Con il cambio delle condizioni climatiche sarà necessario passare dalle tende ai container per garantire condizioni di vita dignitose, anche perché gli scenari delineati non mostrano la possibilità di rientro dei profughi in Siria in tempi brevi».
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