Vladimir Putin chiede "negoziati
immediati" sul "sistema statale" di quella che ormai definisce
sempre più frequentemente
"Novorossia", come era chiamato in
tempi zaristi il sud-est ucraino prima che i bolscevichi lo
unissero a Kiev. E tanto basta a scatenare un nuovo allarme sui
media occidentali, dopo il ricatto lanciato sabato nel corso del vertice Ue "Se voglio prendo Kiev in due settimane", quello che viene interpretato come un
inedito, esplicito tentativo russo di riconoscere un nuovo Stato
in Ucraina, sullo sfondo del primo scambio di "prigionieri" tra
Mosca e Kiev e delle nuove sanzioni annunciate sabato dalla Ue.
Intanto stamattina da Mosca arrivano segnali distensivi: non ci sarà un intervento militare russo in Ucraina, si cerca una soluzione esclusivamente
pacifica di questo gravissima crisi, di questa tragedia": ha
detto il ministro degli esteri russo
Serghiei Lavrov,
intervenendo davanti agli studenti dell'università Mgimo di
Mosca.
Dmitri Peskov, il portavoce del Cremlino, si affretta a
precisare che Putin è stato "frainteso" e che intendeva solo
"negoziati inclusivi interni". Rileggendo il testo
dell'intervista diffusa dalla tv statale Rossia, Putin sembra in
effetti aver usato parole forse volutamente ambigue, ma
l'accento è più su un ordinamento federalista che non su un
nuovo Stato indipendente. "Abbiamo concordato un piano, quindi
ora deve essere perseguita la sua realizzazione", ha premesso il
leader del Cremlino riferendosi agli accordi confermati negli
ormai tanti formati dei negoziati internazionali. "Il governo
ucraino deve avviare immediatamente colloqui sostanziali, e non
una discussione tecnica, sull'organizzazione politica della
società e dello Stato nell'Ucraina sud-orientale, in modo che
gli interessi di quanti vivono lì siano protetti", ha sostenuto.
Secondo alcuni analisti, promuovere la "statalità" nel
sud-est ucraino, come pure aumentare il sostegno bellico ai
ribelli, è solo un modo per aumentare la pressione su Kiev e
indurla a fermare l'operazione militare per iniziare i colloqui
con i separatisti filorussi. In caso di fallimento, Mosca
potrebbe però passare allo step successivo, ossia premere per
una separazione della Novorossia dall'Ucraina.
Nella sua intervista Putin ha lanciato anche altri messaggi.
Ai miliziani: "La Russia non può starsene da parte quando la
gente è uccisa quasi a bruciapelo", l'azione dei ribelli è "la
naturale reazione della gente che sta difendendo i suoi
diritti". A Kiev: "Non so quando finirà il conflitto, dipende
dalla volontà dell'attuale leadership", ma "è difficile
aspettarsi che qualcuno cerchi una soluzione pacifica e non
militare" in un contesto elettorale in cui "tutti i partecipanti
vorranno mostrare quanto sono forti". E all'Occidente: le nuove
sanzioni? Sarà difficile per i Paesi europei oggetto delle
contro-sanzioni russe riconquistare il mercato russo, dove
stanno sbarcando nuovi importatori dall'America latina e dalla
Cina.
Sanzioni da elaborare entro una settimana ma in una Ue
"divisa", sottolinea l'ambasciatore russo a Bruxelles, Vladimir
Cizhov. "Almeno tre Paesi, a giudicare dalle pubblicazioni
circolate ieri a Bruxelles, hanno espresso disaccordo su
ulteriori sanzioni: Ungheria, Slovacchia e Cipro. Il premier
slovacco ha fatto una dichiarazione, dicendo che potrebbe anche
usare il diritto di veto", ha sostenuto.
Intanto sui social network si diffondono notizie non
confermate di "battaglie navali" non lontano dalla città
portuale ucraina meridionale di Mariupol, con immagini di una
presunta imbarcazione della guardia costiera ucraina in fiamme
dopo un apparente raid aereo, mentre decine di cittadini sono
scesi nelle strade in sostegno a Kiev e molti altri invece sono
fuggiti nel timore di un imminente attacco da parte delle forze
filorusse.
L'unica nota di distensione arriva dallo scambio di militari
che hanno sconfinato durante la guerra nel sud-est ucraino:
dieci parà russi contro 63 soldati ucraini. Uno scambio avvenuto
oggi all'alba al posto di frontiera di Nekhoteievka, tra due
Paesi che formalmente non sono in guerra.