L’importanza di mostrarsi fisicamente forte era già chiara nel 1841, quando l’ex generale
William Henry Harrison, 68 anni, rifiutò di indossare il cappotto al discorso del suo insediamento da presidente, malgrado la pioggia battente. Morì di polmonite entro un mese, segnando la presidenza americana più breve della storia. Molto si è parlato della malattia di
Woodrow Wilson, che fu colpito da ictus nel settembre 1919 durante il suo secondo mandato. Le sue reali condizioni di salute furono a lungo tenute nascoste al pubblico dalla moglie. Anche una personalità centrale nella storia americana come
Franklin Delano Roosevelt, fece di tutto per minimizzare i suoi problemi fisici. Colpito dalla poliomielite a 39 anni, si serviva di un podio speciale per parlare in pubblico ed evitare la sedia a rotelle che usava in privato. Anni dopo il volto pallido di
Richard Nixon nel dibattito televisivo del 1960, fu uno dei fattori che portarono alla vittoria di
John Kennedy, di aspetto più sano malgrado soffrisse di osteoporosi e forti dolori di schiena che vennero tenuti segreti. Quando
George W. Bush junior fu sottoposto a colonscopia nel 2007, il pubblico fu ampiamente informato e il vice presidente
Dick Cheney assunse i poteri per il tempo dell’anestesia. Per la campagna elettorale 2008, il 47enne
Barack Obama mostrò un rapporto medico di 276 pagine, costringendo il suo più anziano rivale
John McCain a fare altrettanto: il senatore repubblicano, 71 anni, con un passato di tumori alla pelle, esibì una cartella clinica di 1.200 pagine. Quasi coetanei, i due avversari non hanno interesse a sottolineare troppo il fattore età. Nel 1984, il 73enne
Ronald Reagan liquidò le polemiche sulla sua anzianità con una battuta divenuta celebre e parafrasata più volte. Rivolto al più giovane
Walter Mondale affermò che non intendeva «sfruttare politicamente la giovinezza e l’inesperienza del suo avversario».