Ci sono le baby gang? Certamente. Ci sono adolescenti violenti aggressivi? Nessuno può metterlo in dubbio. Esiste un problema relativo all’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati? Idem come sopra. E l’emergenza educativa sempre più complessa e allarmante? E il bullismo, il cyberbullismo? E la questione della rappresentanza dei minori? Tutto vero. Tutte questioni su cui riflettere, da analizzare e approfondire. Ma pensare di mettere in fila tutti i problemi che riguardano i minori per trarne conclusioni negative, per teorizzare che l’intero pianeta dell’infanzia e dell’adolescenza sia il grande malato dei nostri anni, è un’operazione scorretta e inopportuna. Una narrazione negativa che non corrisponde alla realtà e che va contestata.
L’ha detto Carla Garlatti, autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, presentando l’annuale Relazione al Parlamento. Non ha negato che esistano i problemi, anzi il documento che fotografa la situazione degli ultimi dodici mesi ne sintetizza puntualmente tutti gli aspetti. Ma ha negato che le tante emergenze – di cui peraltro si parla da anni senza prendere interventi davvero risolutivi – rappresentino il mondo giovanile nella sua globalità. Ma soprattutto, ha fatto notare l’esperta, “smettiamo di far finta che i minorenni non esistano. Se non li prendiamo sul serio e non ascoltiamo le loro richieste rischiamo l’implosione o l’esplosione di un’intera generazione. E penso che siamo tutti d’accordo nel non volere nessuna di queste due cose”.
Educazione o repressione?
Ad ascoltare Carla Garlatti, nella Sala della Regina a Montecitorio, anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (a cui i ragazzi della Consulta giovanile promossa dall’Autorità garante hanno indirizzato una lettera), e quello della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana. Un intervento dal sapore speciale quello della Garante per l’infanzia, non solo perché quella presentata oggi, al termine del mandato quadriennale, sarà la sua ultima Relazione, ma per il forte richiamo alla politica: parlando di minori, più che la repressione, serve la prevenzione e, soprattutto, l’educazione.
Invece la narrazione prevalente indica i minorenni come autori di gesti violenti, contestatori aggressivi e membri di baby gang. “La realtà è un’altra: ad esempio i reati a carico dei 14-17enni sono calati del 4,15% tra il 2022 e il 2023”, ha osservato Carla Garlatti. “Di contro la risposta del mondo degli adulti è quella di dare una stretta. Una stretta che finora non ha prodotto effetti deterrenti. Anzi, l’aumento delle presenze nei 17 istituti penali per i minorenni (Ipm) rischia di determinare casi di sovraffollamento delle strutture e sovraccarico per gli operatori, con ripercussioni sull’efficacia dei percorsi di rieducazione e recupero”. La garante ha evidenziato come dai dati del Ministero della giustizia sia possibile calcolare che “in un anno, da maggio 2023 a maggio 2024, il numero dei minorenni negli Ipm sia passato da 210 a 339: 129 in più, pari al 61,4%”. A segnare la differenza sono stati gli ingressi dei ragazzi tra 16 e 17 anni aumentati del 74,4%. Ma chiudere i ragazzi negli istituti penali basta per realizzare quei progetti educativi finalizzati al loro recupero? L’esperienza – Carla Garlatti è stata per anni presidente di un Tribunale per i minorenni – lascia aperta la strada ai dubbi e restringe lo spazio per le certezze.
“Ascoltiamo i più piccoli”
“C’è anche un altro racconto che si può fare dei minorenni ed è quello dei gesti per i quali vengono premiati gli Alfieri della Repubblica”, ha proseguito Garlatti. Non sono casi isolati, la realtà per fortuna è popolata da tante situazioni positive in cui i minori sono protagonisti. “Non li vediamo perché non se ne parla a sufficienza. Che i minorenni siano capaci di impegno lo dimostra anche il lavoro svolto dalla Consulta delle ragazze e dei ragazzi dell’Agia, affiancata da quest’anno dal Consiglio nazionale delle ragazze e dei ragazzi dell’Autorità”. Ecco perché, se davvero intendiamo comprendere il mondo dell’infanzia e dell’adolescenza, non dobbiamo fermarci ai luoghi comuni, ma è indispensabile ascoltare i minorenni. “Chiediamoci come ha risposto il mondo degli adulti alla libera espressione del pensiero dei ragazzi. In alcuni casi alle rivendicazioni dei ragazzi sono seguite sospensioni a scuola o reazioni a dir poco spropositate delle forze dell’ordine”.
Poi ci sono le condizioni di vita. “Cosa offre oggi l’Italia a bambini e ragazzi? I minorenni purtroppo sono la fascia di popolazione con la più alta incidenza di povertà assoluta, in particolare gli stranieri. È impressionante pensare che il 2,5% dei minori di 16 anni non può accedere a un pasto proteico al giorno”. Va detto inoltre che, secondo l’Istat, il 16,9% non può permettersi una settimana di vacanze all’anno, il 9,1% non può svolgere regolarmente attività di svago e che addirittura il 16,5% dei minorenni stranieri non è in condizione di invitare amici.
Già nel 2019 il Comitato Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza aveva invitato a colmare i divari tra le regioni relativi all’accesso ai servizi sanitari, agli standard di vita essenziali e all’istruzione. Garlatti, a tal proposito, indica nell’adozione dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep) una delle risposte principali alle disparità presenti nel Paese. “La riforma per l’autonomia differenziata può consentire la definizione una volta per tutte dei Lep che riguardano l’infanzia e l’adolescenza, ma è fondamentale che la riforma non si trasformi in uno strumento che renda ancora più profondo il solco tra le Regioni”. In materia anche l’Autorità garante sta lavorando per fornire il proprio contributo.
Eco-ansia e scelte degli adulti
Nell’Italia di oggi i ragazzi manifestano rabbia per scelte che passano sopra le loro teste. È come - ha osservato Garlatti - se fossero relegati in un mondo a parte, separato da quello degli adulti. La società dovrebbe invece aderire a un modello di sostenibilità intergenerazionale. “Un esempio è rappresentato dalla questione del cambiamento climatico, che è fortemente avvertita dai ragazzi mentre il mondo degli adulti sembra indifferente”.
“Più in generale occorre un cambio di rotta, culturale, sociale e politico, che permetta di abbattere il diaframma che separa la dimensione adulta da quella minorile” ha concluso Garlatti. “Bambini e ragazzi devono essere considerati tra i destinatari diretti delle decisioni e delle scelte politiche. Oggi purtroppo non appaiono nemmeno sullo sfondo: lo dimostra il fatto che i ragazzi fanno di tutto per far sentire la loro voce, senza essere nei fatti ascoltati”.
I rapporti familiari
Tra i temi affrontati nella Relazionale annuale, un posto di rilievo è dedicato alla tutela dei minorenni nei rapporti familiari. Il testo sottolinea l’impegno svolto dall’Autorità garante sulla mediazione familiare, sugli incontri in ambiente protetto – che si svolgono con la presenza di operatori qualificati – tra genitori e figli in presenza di situazioni di conflittualità o di revoca della responsabilità genitoriale, sulla sottrazione internazionale di minore e sui diritti dei figli di genitori detenuti. Inoltre, è proseguito il progetto sui Gruppi di parola, che accanto al tradizione focus sulla separazione dei genitori, ha visto aggiungersi l’avvio del gruppo sulla gestione del lutto per la morte di un genitore. L’Autorità si è occupata infine anche di oblio oncologico e delle norme Ue sull’introduzione del certificato europeo di filiazione.
Una legge contro la violenza
Il diritto di essere protetti ha costituito uno degli assi dell’iniziativa dell’Autorità garante. In particolare, in occasione della Giornata mondiale dell’infanzia 2023, è stata lanciata da Carla Garlatti la proposta dell’introduzione di una legge organica contro la violenza. I minorenni autori di reato e la giustizia riparativa sono stati altri ambiti nei quali è proseguito il lavoro dell’Agia, che ha acceso i riflettori anche sulla condizione dei minorenni coinvolti in programmi di protezione rivolti a parenti collaboratori di giustizia. È stata infine avviata la nuova indagine sul maltrattamento ai danni dell’infanzia, che arriverà a conclusione quest’anno. In ambito di prevenzione e sensibilizzazione, inoltre, l’Autorità garante ha proseguito le attività di formazione dei soggetti che operano a contatto con i minorenni in ambito sportivo e con riferimento alle forze dell’ordine e al personale del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.
Educazione al digitale
Tra gli altri temi spicca l’impegno sul fronte educativo, inteso come strumento per promuovere la crescita di bambini e ragazzi. Da questo punto di vista si è ritenuto utile approfondire il tema del lavoro minorile regolare e della formazione professionale, sia dal punto di vista della sicurezza che da quello dell’offerta educativa. Sempre in tema di educazione è stato portato avanti il lavoro di promozione della mediazione come strumento di risoluzione dei conflitti in ambito scolastico. Sguardo particolare all’educazione digitale, ambito in cui l’Autorità garante ha condotto un progetto rivolto alle scuole primarie che ha portato all’elaborazione del Manifesto dei diritti dei bambini in ambiente digitale. Inoltre, è proseguito l’impegno nell’ambito del Consorzio Generazioni connesse con la partecipazione al Safer internet day.
Minori stranieri
Sui diritti dei minorenni stranieri l’Autorità garante ha svolto un ciclo di visite nelle strutture del sistema di accoglienza e integrazione per Msna gestite dai comuni. Analoga iniziativa di ascolto è stata svolta nei confronti dei minorenni stranieri ospiti dei centri di prima accoglienza. Sempre nel 2023 è stato pubblicato il quinto Rapporto di monitoraggio sul sistema di tutela volontaria e avviato un nuovo monitoraggio che prevede anche la promozione dell’accoglienza familiare. Tra i temi dei quali Garlatti si è occupata va ricordato anche quello della questione dei rimpatri dei minorenni ucraini presenti nel nostro Paese.
Infine, la Consulta dei ragazzi e delle ragazze promossa dall’Autorità garante ha indirizzato una lettera al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Nello scritto, tra l’altro, si esprime preoccupazione per i risultati della consultazione pubblica “Il Futuro che vorrei”, secondo cui “poco meno della metà di noi ragazzi e ragazze è molto o abbastanza convinto di non poter cambiare le cose” e si sollecitano le istituzioni a fare un forte segnale ai giovani “riguardo la volontà di ascoltarli e valorizzare le loro idee perché solo così noi potremo essere artefici del nostro futuro”. Grande spazio alla questione ambientale, con l’allarme sul cambiamento climatico “che impatterà in maniera significativa sulle nostre vite. Per questo – scrivono i ragazzi - abbiamo a cuore questo tema: ne va del nostro futuro. Infatti, noi vivremo in un mondo sul quale però adesso possiamo avere un impatto limitato senza la collaborazione della classe politica che legifera”. Nel testo si sottolinea anche l’importanza della libera espressione delle idee da parte dei giovani, che “deve essere sempre tutelata e mai repressa dallo Stato”. E, infine, si sottolinea il tema della salute mentale dei giovani: “In questa società che ci chiede di essere performanti, propone modelli fisici particolarmente irraggiungibili, non si presta però attenzione alla cura delle emozioni con ricadute talvolta drammatiche come i disturbi del comportamento alimentare, i disturbi d’ansia e quelli depressivi. I dati stessi sottolineano l’importanza di agire su questo tema anche dopo la pandemia che, viste le misure adottate, è preoccupantemente sottovalutato dalla politica”.