sabato 12 aprile 2025
La Cassazione ribalta l'interpretazione che aveva portato ad archiviare le accuse sulla gestione della pandemia. I familiari delle vittime: «La partita si riapre, vogliamo giustizia»
Alzano Lombardo, dove divampò il Covid in Bergamasca

Alzano Lombardo, dove divampò il Covid in Bergamasca

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La partita giudiziaria sul Covid potrebbe clamorosamente riaprirsi. Due anni fa il Tribunale dei ministri di Brescia aveva archiviato le accuse della procura di Bergamo all’ex premier Giuseppe Conte e all’ex ministro della Salute Roberto Speranza, spiegando che non potevano essere ritenuti colpevoli per la mancata adozione di provvedimenti per arginare il virus (mancata zona rossa compresa), semplicemente perché - scrissero i giudici - «non è configurabile il reato di epidemia colposa in forma omissiva». Invece sì, ha stabilito giovedì la Corte di Cassazione. Nell’informazione provvisoria n.4/2025 (che anticipa la sentenza), rispondendo sulla questione controversa (sollevata dalla procura di Sassari, che aveva portato avanti una tesi simile a quella dei colleghi bergamaschi) “se il delitto di epidemia colposa possa esser integrato anche con una condotta omissiva”, ha risposto in modo lapidario. “Soluzione adottata: affermativa”. Secondo i supremi giudici, l’epidemia colposa non sussiste dunque solo se qualcuno va spargendo germi in giro, ma anche se chi di dovere non adotta misure adatte a prevenire o fermare il contagio.

In attesa della sentenza e delle motivazioni, è bastata una parola per iniziare a riscrivere la verità giudiziaria sulla pandemia. L’interpretazione restrittiva dell’art. 438 del codice penale, a catena, aveva portato all’archiviazione delle indagini anche nei confronti del governatore lombardo Attilio Fontana, dell’ex assessore alla salute Giulio Gallera e di vari dirigenti sanitari ministeriali e locali. Ma ora nei corridoi della procura di Bergamo si respira soddisfazione, a breve potrebbero esserci importanti sviluppi. La pronuncia della Cassazione getta infatti solide basi per provare a imbastire processi che finora sono sempre stati stroncati sul nascere.

L’associazione dei parenti delle vittime, dopo tante amarezze, può finalmente sorridere. «Non ci siamo mai arresi - dice l’avvocato Consuelo Locati - e adesso andremo avanti fino in fondo, con l’obiettivo di riaprire i processi. Non solo, porteremo questo principio davanti alla Corte europea per i diritti dell’uomo, che a breve tratterà il nostro caso. Chiediamo giustizia, lo dobbiamo a tutti i nostri morti. Continueremo una battaglia che è andata a vanti a dispetto di molti, con il supporto di pochi».

Sulla stessa lunghezza d’onda i parlamentari di Fratelli d’Italia componenti della commissione d’inchiesta sul Covid. «Un principio - rilevano - che ribalta le decisioni finora assunte e che avvalora ciò che abbiamo fin da subito sostenuto, per esempio sul tema delle mascherine cinesi farlocche; se queste dovevano servire a proteggere gli italiani dal contagio è chiaro che chi ha importato consapevolmente mascherine inidonee ha esposto a rischi le persone e potrebbe essere chiamato a rispondere di omicidio colposo plurimo».

La decisione della Cassazione è arrivata nell'ambito di un procedimento per epidemia colposa nei confronti di un dirigente sanitario dell'Ospedale civico di Alghero il quale, secondo l'accusa, aveva omesso di adottare misure collettive e individuali di protezione dal rischio da diffusione del Covid-19 e di assicurare agli operatori un'adeguata formazione sui rischi biologici, non impedendo un focolaio epidemico divampato nella struttura tra marzo e aprile 2020. Il Tribunale di Sassari aveva assolto l'imputato per insussistenza del fatto, sul presupposto che il reato in questione, in quanto a forma vincolata commissiva, non fosse configurabile in forma omissiva. In pratica, le stesse conclusioni cui era giunto nel 2023 il Tribunale dei ministri di Brescia. «Di fatto la decisione delle sezioni unite della Corte di Cassazione conferma la ragionevolezza della maxi indagine della procura di Bergamo, che aveva indagato 20 persone tra politici e tecnici» rimarca l’avvocato Locati. E il fronte si è riaperto anche in Alto Adige, anche se da un punto di vista decisamente opposto: il consiglio provinciale di Bolzano ha votato l’istituzione di una commissione d’inchiesta che indaghi «sui crimini legati al Covid». Tra i promotori anche chi aveva sostenuto posizioni no vax e anti mascherina.

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