©Studio Davide Monteleone/Davide Monteleone
Chuquicamata è la miniera di rame a cielo aperto più grande del mondo. Si trova in Cile, nella regione di Antofagasta, a 15 chilometri a nord di Calama. Quando iniziò l’estrazione intensiva, dopo gli anni Sessanta, arrivarono lì migliaia di minatori in cerca di opportunità. Nacque anche una città nelle immediate vicinanze per accoglierli. Nel tempo si è lentamente spopolata. Oggi è una città fantasma, “mangiata” dalla miniera che continua ad allargarsi (ormai anche sottoterra), travolta dagli scarti della lavorazione. L’ultimo abitante è andato via nel 2008.
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Il rame è uno dei metalli più importanti della nuova rivoluzione industriale. Materia prima fondamentale nei settori dell’elettronica, della comunicazione, della mobilità e dell’energia: tutti comparti dai quali passa e passerà la transizione energetica. La sua conduttività e duttilità sono ideali per la produzione di cavi e fibre. Lo stesso vale per il nichel, la cui domanda è aumentata dell’8-15% nel solo 2023, principalmente a causa del suo utilizzo nelle batterie per i veicoli elettrici, diventato un importante motore del consumo di minerali critici a livello globale. Come cobalto e litio. Sono loro i “Critical Minerals” su cui indaga in maniera straordinaria il fotografo e artista visivo Davide Monteleone, disegnando una nuova mappa globale della “Geografia dell’energia”. Foto e infografiche per riflettere sul prezzo della “sostenibilità” e della transizione energetica.
«Attenzione – puntualizza il grande fotoreporter, presentando il suo lavoro –, credo fermamente che la transizione energetica verso cui ci dirigiamo sia giusta e assolutamente indispensabile, ma credo anche che debba essere guidata da una profonda considerazione delle responsabilità che abbiamo verso il pianeta e le comunità che lo abitano. Avere consapevolezza e coscienza del prezzo e dell’impatto che ha sullo sfruttamento dei lavoratori e in termini di danni ambientali irreparabili con interi territori che vengono completamente stravolti e depredati. Consapevolezza e coscienza che senza terre rare, senza rame o litio, in questa fase della ricerca scientifica, non esisterebbe alcuna transizione ecologica o digitale».
©Studio Davide Monteleone/Davide Monteleone
La “geografia dell’energia” di Monteleone (narrata con la collaborazione di diversi fotografi ed esperti locali) si muove dal Cile, per il rame e il litio, all’Indonesia, con una deforestazione selvaggia per estrarre il nichel, passando per il Congo e le sue miniere di cobalto e della fatica e dello sforzo umano eccezionale che comporta per la sua estrazione. Strumenti poveri, essenziali, in mano a lavoratori stremati, che si incuneano in alveari nella roccia per raccogliere l’oro blu che serve a produrre i pezzi essenziali della tecnologia che avvolge la nostra vita.
Una riflessione che si può scorrere visivamente nella mostra (promossa da Deloitte Italia con il patrocinio di Fondazione Deloitte e in collaborazione con 24ore Cultura, sotto la direzione artistica di Denis Curti e il team di BlackCamera) allestita al Mudec Photo di Milano fino al 15 dicembre, legata alla seconda edizione del Deloitte Photo Grant, fra i più importanti premi fotografici a livello mondiale, per la categoria “Segnalazioni” (l’altra mostra è quella della fotografa brasiliana Fernanda Liberti vincitrice della “Open call” dello scorso anno, dedicata alla storia travagliata della sua famiglia, “Dust from Home”). «Mentre ogni nazione insegue una politica ambientale sempre più verde, lavorando alacremente sia in termini legislativi sia in termini progettuali, Monteleone – scrive Denis Curti nel catalogo che accompagna la mostra – si è reso conto che nel Sud del mondo sono presenti un numero consistente di istanze ancora da affrontare per raggiungere il cosiddetto universo green. Non basta più sviluppare propositi innovativi per avere una produzione di energia pulita, se poi la loro realizzazione si concentra in luoghi destinati a non beneficiarne, come il Cile o l’Indonesia. Monteleone si fa portavoce di una sensibilizzazione abile nel promuovere un flusso di procedure etiche. Diversamente il rischio è quello di rimanere vittime di una storia che tende a ripetersi, di incorrere nelle medesime ingiustizie che ci apprestiamo a condannare quando sentiamo parlare di inquinamento e sfruttamento della manodopera. Queste immagini e questo racconto risvegliano la nostra coscienza, da troppo tempo cullata dal privilegio geografico».
E così scopriamo che c’è un altro mondo dietro ai display dei nostri inseparabili smartphone o dentro le batterie delle automobili elettriche di ultima generazione destinate a sostituire le vecchie macchine con i motori a combustione. Ci sono volti scolpiti dal sudore e dalla stanchezza, ci sono colline sfregiate da picconi, praterie sbancate dalla dinamite, vasche di acqua e deserti, città fantasma e nuove industrie. E chi paga? Cosa resta di tutto questo lavoro alle popolazioni e ai territori delle pietre rare e delle “nuove” materie prime? La storia si ripete. In una delle infografiche realizzate da Valentina D’Efilippo i “critical mineral” sono raccontati per Paesi di produzione, fra quantità e proprietà, scoprendo come il 74% della fornitura globale di cobalto (240mila tonnellate, dato 2023) arriva dalla Repubblica Democratica del Congo (il 20% da miniere artigianali su piccola scala) ma è in mano a proprietari per lo più svizzeri (73.2 kt) e cinesi (31.6). Solo 11 kt di cobalto estratto sono in mano ai congolesi stessi.
«La produzione capitalista sviluppa solo tecnologia, prosciugando le fonti originali di tutta la ricchezza: il suolo e il lavoratore», così parlava in altri tempi Karl Marx. Cambiano i soggetti e i luoghi, i tempi pure, ma non i modi. Un’altra infografica presenta lo stato attuale dell’offerta globale di minerali critici – mappatura del 2023 – e le previsioni sulle tendenze future basate sullo scenario Net Zero (2030, 2035, 2040): mentre il rame e il cobalto sono previsti in calo, la crescita complessiva dell’offerta di minerali critici sottolinea la necessità di catene di approvvigionamento affidabili per affrontare le potenziali sfide nel panorama della transizione energetica. Il confronto tra i volumi di fornitura e i valori di mercato previsti illustra il legame tra disponibilità di risorse e il potenziale economico nel raggiungimento di un futuro sostenibile. Su queste pietre si gioca il futuro del pianeta.
“Possibilities” è il tema del Photo Grant 2024 di Deloitte di quest’anno in cui si inserisce il lavoro di Monteleone. Con la frase di un poeta, Giacomo Leopardi ad accogliere il visitatore-esploratore, come una guida: «Il forse è la parola più bella del vocabolario perché apre possibilità, non certezze… perché non cerca la fine, ma va verso l’infinito». Possibilità, opportunità. «È la spinta per affrontare le sfide che la società contemporanea ci presenta – afferma Guido Borsani, presidente della Fondazione Deloitte –. L’occasione di scendere a patti con la nostra storia collettiva: che cosa e chi siamo stati? Che cosa e chi diventeremo? Una riflessione su come le possibilità possano influenzare e trasformare le nostre vite e il nostro mondo». E allora sapere il costo del futuro è fondamentale per costruirlo e viverlo nella maniera più consapevole e responsabile. «La transizione energetica – riprende Monteleone – ha bisogno di alcuni materiali che sono diversi da quelli precedenti. E da qualche parte vanno raccolti. Questa rivoluzione industriale, che ha principi e obiettivi green, non è a costo zero. Ci sono le immagini di quello che avviene e la memoria di quello che era». Come le foto degli abitanti di Chuquicamata, ora che la città è fantasma. Immagine di una possibilità sprecata. E monito al cambiamento. Davvero possibile.