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Una strategia “People first” che mette al centro il benessere dei dipendenti, in particolare quando si parla di genitorialità. Alla Fater, azienda nata a Pescara nel 1958 e dal 1992 joint venture tra Angelini Industries e Procter & Gamble, leader nel settore della cura della persona con i marchi Lines, Pampers e Tampax, della casa e del bucato con il marchio Ace, l’ascolto delle esigenze dei lavoratori è un aspetto essenziale. Un ascolto fatto con il cervello e con il cuore, come spiega il responsabile delle risorse umane Giulio Natali. «Ci permette di farci le domande giuste e in linea generale di intercettare bisogni che a volte non sono neanche espressi in maniera esplicita, anticipandoli. Vogliamo creare un ambiente di lavoro in cui fiducia e responsabilità sono gli assi portanti».
Nel quartier generale di Pescara e nei quattro stabilimenti produttivi (a Pescara, Campochiaro in provincia di Campobasso) ma anche a Porto in Portogallo e Gebze in Turchia, agli oltre 1500 dipendenti viene garantita massima flessibilità organizzativa in base alle esigenze di ciascuno. Si lavora per obiettivi, non guardando l’orologio o il calendario. Dal lontano 2013 sono state eliminate le “timbrature” e adesso si è arrivati ad un modello ibrido cinque giorni su cinque. «Il nostro è un approccio filosofico per punta al benessere dei dipendenti - sottolinea Natali -. Certo non tutti possono fare smartworking visto che la nostra è un’azienda manifatturiera. Proprio per questo abbiamo previsto per gli operai delle giornate di riposo compensative: due giorni di ferie per aggiuntivi che salgono a tre per gli over 50».
Il lavoro ibrido consente di gestire gli impegni familiari legati ai figli ma anche ai genitori anziani - i 40enni e i 50enni di oggi vengono definiti in gergo “generazione sandwich” perché alle prese con un doppio lavoro di cura - e rappresenza «una scelta di inclusione per integrare vita professionale e familiare». Tra le novità introdotte da poco il Kids@Campus: vale a dire la possibilità di portare i figli al lavoro in qualsiasi momento dell’anno, non solo in estate. «Non si tratta di un doposcuola ma di un momento di condivisione: il bambino, dai sei anni in su, sta in una scrivania accanto al genitore ed è sotto la sua responsabilità, può giocare o studiare in tranquillità». Che ci sia uno sciopero a scuola o una vacanza il bambino potrà andare in ufficio senza alcuna difficoltà o preavviso. « Abbiamo scelto per politica di non fare un asilo nido aziendale ma di lasciare libertà di scelta ai dipendenti per i quali è previsto un rimborso sino a 250 euro netti al mese per un massimo di 12 mesi» aggiunge Natali. Un’altra misura rivolta alla genitorialità è il congedo di paternità di tre mesi che rappresenta un vero fiore all’occhiello dell’azienda. «Da quando lo abbiamo introdotto nel 2022 il 100% dei neo-papà ne ha usufruito, non era una richiesta esplicita dei lavoratori ma abbiamo avuto un riscontro molto positivo anche in termini di nascite» dice il responsabile delle risorse umane. Nella direzione di favorire la conciliazione il diritto alla disconnessione dalle 20 alle 7 e l’introduzione di una nomeeting zone prima delle 9 e dopo le 18. «Il lavoro ibrido rischia di creare una giornata senza confini noi abbiamo iniziato puntando ad una strategia meno meeting, vale a dire meno riunioni e con un numero inferiore di partecipanti per poi pianificare il diritto alla disconnessione che riguarda anche l’invio di mail» spiega Natali. Riservato alle neomamme un percorso di coaching in vista del rientro in azienda, con coach “interni” formati dall’azienda, una sorta di vero e proprio “inserimento”. In via sperimentale poi, riservato per il momento a quadri e dirigenti è attivo il progetto di “ferie illimitate”. «Lo abbiamo introdotto due anni fa e pensiamo di estenderlo ad altre categorie perché abbiamo visto che non ci sono abusi ma un grande senso di responsabilità, diamo alle persone la possibilità di organizzarsi» aggiunge il responsabile Hr di Fater. Uno degli effetti collaterali di queste misure di conciliazione è essere attrattivi per i giovani.
La generazione Z è ben rappresentata in azienda, soprattutto negli uffici, e l’età media è di 45 anni. «Senza queste politiche non saremmo così attrattivi, inutile dirlo, visto che siamo in zone periferiche come Pescara e Campobasso. Abbiamo dipendenti che lavorano da altre città grazie al lavoro ibrido» è la riflessione di Natali. Rispetto al passato l’approccio dei giovani è cambiato? « In parte sì, la domanda che si fanno è sempre la stessa “What’s for me?” ma al posto della carriera oggi c’è il bilanciamento vita-lavoro, la soddisfazione personale e la formazione». In una parola sola l’equilibrio. Che si traduce, per chi ama gli animali, anche nella possibilità di andare in ufficio con il cane. Degli oltre 1500 dipendenti, 600 sono impiegati negli uffici di Pescara, gli altri sono occupati negli stabilimenti produttivi. Il 96% assunti a tempo indeterminato. Il 50% della popolazione aziendale ha un’età compresa tra i 30 e i 50 anni, mentre il 67% dei nuovi assunti è under30.