La crescita economica della Cina calerà a picco nel 2009. Gli Stati Uniti sono in profonda recessione. Per abbattere la crisi che affligge l’economia mondiale, queste due superpotenze economiche devono collaborare e diventare il motore del G20. Senza un forte G2, il G20 deluderà. Dobbiamo affrontare la realtà. La prima causa degli squilibri è strutturale: se gli Usa hanno consumato troppo, la Cina ha risparmiato troppo. Per gli Stati Uniti il boom del consumo è stato incoraggiato da « bolle » nei mercati azionario e immobiliare, seguito dal collasso del tasso di risparmio. In Cina il disavanzo a livello di risparmi è la conseguenza delle distorsioni strutturali nei settori finanziario, aziendale e delle risorse. Il tasso di risparmio della Cina, pari alla metà del suo Pil, è decisamente superiore a quello degli altri Paesi. Ma questo non perché i lavoratori stanno risparmiando. Il tasso di risparmio delle famiglie, certo, raggiunge il 20% del Pil, come in India. Ma la fetta più consistente e inusuale è quella delle aziende. Piccole e medie aziende ci- nesi, che danno occupazione all’ 80% della forza lavoro, hanno scarso accesso ai servizi finanziari, perché il settore è dominato da quattro grandi banche che servono soprattutto grandi compagnie. La mancanza di accesso ai servizi finanziari rallenta la crescita delle Pmi, quella dell’occupazione e riduce gli stipendi. In pratica la distorsione dell’economia cinese consiste nel fatto che le piccole aziende hanno sovvenzionato le grandi aziende e i nuovi ricchi attraverso stipendi e tassi di interesse bassi. Una rivalutazione della moneta cinese non rappresenta lo strumento principale per affrontare i problemi strutturali e i conseguenti squilibri. In realtà, la diplomazia economica tra Stati Uniti e Cina dovrebbe concentrarsi su altre due questioni In primo luogo i due Paesi dovrebbero allearsi per prevenire una recessione globale protratta. Entrambi hanno annunciato pacchetti di incentivi. Gli Stati Uniti stanno ancora optando per l’incremento dei consumi mentre la Cina spinge sugli investimenti. Se questa è una reazione naturale alle preoccupazioni immediate, nel prossimo futuro gli Stati Uniti dovranno incentivare i risparmi e gli investimenti e la Cina aumentare i consumi e non solo la capacità produttiva. La Cina sta preparando un secondo « pacchetto » di stimolo che dovrebbe concentrarsi nel creare potere d’acquisto per i consumatori più poveri e allo stesso tempo costruire infrastrutture « flessibili » a servizio delle aziende e infrastrutture « solide » per eliminare i colli di bottiglia che limitano la crescita. La Cina sta anche cercando di rimediare al danno ambientale provocato da risorse sotto- costo. Da parte loro, gli Stati Uniti dovrebbero persistere con le politiche monetarie di credito e di ristrutturazione dei beni per rigenerare il sistema finanziario. Ma entrambi i Paesi devono resistere il protezionismo e assistere i Pesi poveri, più vulnerabili. In secondo luogo, Cina e Usa dovrebbero ridurre gli squilibri strutturali consumi- risparmi in entrambi i Paesi. Per raggiungere l’obiettivo che i suoi leader si sono imposti, costruire « una società armoniosa » , la Cina deve migliorare la distribuzione dei redditi. La prossima tappa delle riforme cinesi dovrebbe concentrarsi nel garantire più previdenza sociale, stipendi più alti, una maggiore efficienza nel settore dei servizi e più progetti « verdi » in modo da aumentare consumi e importazioni. In particolare la Cina dovrebbe incentivare il settore bancario a servire meglio imprese piccole e medie anche attraverso prestiti di microfinanza. Dovrebbe aprire gli oligopoli, per esempio nelle telecomunicazioni, alla competizione. Una liberalizzazione ulteriore del commercio e degli investimenti renderebbe i mercati cinesi più competitivi e produttivi e ridurrebbe le tensioni nel commercio. Senza grandi importazioni, la Cina rischia una ripida e dolorosa caduta nelle esportazioni. Gli Stati Uniti, da parte loro, devono riequilibrare i risparmi e consumi. Non si possono permettere un ritorno ai tempi della concessione massiccia di carte di credito per finanziare spese sfrenate. Dovranno recuperare il controllo sul deficit di bilancio, in continua espansione, e investire in istruzione, ricerca, sviluppo e tecnologia con un occhio aperto costantemente su investimenti, idee e talenti. Tali correzioni andrebbero di pari passo con la riduzione del rischio economico globale. Esistono forti incentivi comuni: gli Stati Uniti sono la destinazione principale delle esportazioni cinesi; la Cina è il primo investitore straniero nel debito del governo Usa. L’interdipendenza economica è forte. Gli squilibrio potranno essere ridotti solo gradualmente. Ma vanno affrontati. Un recupero che si fondi sugli incentivi ai consumi negli Stati Uniti e sul facile accesso al denaro da parte dei risparmiatori sfocerebbe in una reiterazioni di errori, con conseguenze gravissime per i mercati e le politiche globali. Anche se gli Stati Uniti sono in prima linea oggi verso la soluzione alla crisi, hanno la responsabilità di forgiare l’economia di domani. * presidente della Banca mondiale ** capo- economista e vice presidente anziano della sezione sviluppo della Banca mondiale Sopra a sinistra, il presidente della Banca Mondiale, Robert B. Zoellik A destra, Justin Yifu Lin