Una mensa dei poveri (Ansa)
L'Italia non è su un sentiero di sviluppo sostenibile e la ripresa economica, da sola, non risolverà i problemi che la pongono tra i Paesi europei con le peggiori performance economiche, sociali e ambientali. È la conclusione a cui giunge il Rapporto 2017 dell'Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis), la più grande rete di organizzazioni (oltre 170) che si occupano di sostenibilità in Italia, nata all'inizio dell'anno scorso su iniziativa della Fondazione Unipolis e dell'Università di Roma Tor Vergata. Secondo il Rapporto, il nostro Paese è indietro su povertà, disoccupazione, disuguaglianze, degrado ambientale, mentre registra un miglioramento nei campi dell'educazione, della salute e dell'alimentazione, pur restando lontano dagli obiettivi di sviluppo sostenibile che riguardano questi temi. Inoltre, l'Italia è in ritardo nell'adozione di strategie fondamentali per garantire il benessere e un futuro alla generazione presente e a quelle che verranno, come quelle relative all'energia, alla lotta al cambiamento climatico ed economia circolare.
«Urge un profondo cambiamento culturale», sottolinea il portavoce dell'Asvis Enrico Giovannini, secondo cui la situazione richiede che la presidenza del Consiglio assuma il coordinamento della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, trasformando il Cipe in Comitato interministeriale per lo sviluppo sostenibile. Se non si transiterà rapidamente verso un modello di sviluppo sostenibile sul piano economico, sociale e ambientale - avverte l'Asvis - l'Italia non riuscirà a raggiungere i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, né quelli che prevedono una scadenza al 2020 né quelli riferiti al 2030, come pure si è impegnata a fare sottoscrivendo l'Agenda 2030 dell'Onu il 25 settembre del 2015. Eppure - sostiene il Rapporto - si potrebbe fare molto, anche nel breve termine, per cambiare tale situazione. Interventi di natura amministrativa da adottare prima della scadenza dell'attuale legislatura, completare l'iter di approvazione di importanti leggi in discussione in Parlamento, avviare un'ampia opera di educazione e sensibilizzazione verso i giovani, le imprese e le istituzioni pubbliche, inserire gli obiettivi nella programmazione dei ministeri e degli altri enti pubblici. Infine, serve l'impegno dei partiti e dei movimenti politici a fare del prossimo quinquennio la «legislatura per lo sviluppo sostenibile», così da consentire al Paese di recuperare i ritardi.
«Il Rapporto - spiega il presidente dell'Asvis, Pierluigi Stefanini - conferma che, sebbene crescano nel mondo la consapevolezza della necessità di cambiare modello di sviluppo e le iniziative che spingono verso questa transizione, l'Italia è ancora molto distante da una condizione di sostenibilità economica, sociale, ambientale e istituzionale. Inoltre, molti dei provvedimenti presi nell'ultimo anno, pur andando nella giusta direzione, non assicurano la necessaria trasformazione del Paese in grado di rispettare gli impegni internazionali, come l'Accordo di Parigi. La distanza dagli altri Paesi europei resta troppo ampia e sono ancora troppo forti in Italia le disuguaglianze territoriali, socio-economiche e di genere».
Il Rapporto propone una serie misure di breve e medio termine che l'Italia dovrebbe adottare adottare. In particolare, suggerisce di completare l'iter di approvazione di leggi (consumo di suolo, gestione delle acque eccetera) e di strategie (energetica, economia circolare, lotta ai cambiamenti climatici) cruciali per il futuro del Paese; dettagliare la Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile anche in termini quantitativi e rendere operativa la sua governance, per esempio con la trasformazione del Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe) in Comitato interministeriale per lo sviluppo sostenibile; adottare provvedimenti urgenti per il raggiungimento dei 22 obiettivi che prevedono una scadenza al 2020.
«Auspichiamo anche che il Governo predisponga entro il 2017 Linee guida per le amministrazioni statali affinché applichino standard ambientali e organizzativi che contribuiscano al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile», sottolinea Giovannini. «Analogamente, l'Asvis lavorerà con le organizzazioni imprenditoriali per aiutare l'intero sistema produttivo a comprendere le opportunità, anche di business, legate all'attuazione dell'Agenda 2030. Proseguirà poi l'azione intrapresa, in collaborazione con il governo e la Rete delle università per lo sviluppo sostenibile, per realizzare un programma capillare di educazione alla sostenibilità. Avvierà iniziative sul territorio per rafforzare, soprattutto tra i giovani, la consapevolezza della necessità di un profondo cambiamento e la presa di coscienza dell'importanza dell'Agenda 2030».
Il Rapporto dimostra anche che è possibile cambiare in profondità il modo con il quale si disegnano e valutano le politiche pubbliche. Infatti, grazie a un modello sviluppato in collaborazione con la Fondazione Eni Enrico Mattei (Feem), il Rapporto mostra i risultati attesi di politiche orientate a considerare simultaneamente le dimensioni economiche, sociali e ambientali dello sviluppo e la loro efficacia per lo sviluppo del Paese da oggi al 2030, mostrando come un approccio integrato consenta di realizzare importanti sinergie rispetto all'attuazione di interventi specifici e non coordinati tra di loro.
«Abbiamo introdotto nuovi modelli di analisi perché solo conoscendo i fenomeni e attuando politiche sinergiche e coordinate sarà possibile immettersi sulla strada della sostenibilità - conclude Giovannini -. I prossimi mesi saranno decisivi, sia per completare la Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile collegandola alla programmazione economico-finanziaria in vista del Def 2018, sia per convincere le forze politiche a inserire nelle piattaforme elettorali piani per il raggiungimento degli obiettivi. Servono misure immediate per migliorare il benessere, l'equità e la sostenibilità dell'Italia, e la sua posizione rispetto ai partner europei».