mercoledì 4 dicembre 2024
L'attivista iraniana, in carcere dal novembre 2021, è stata rilasciata per tre settimane per cure mediche
La premio Nobel per la pace iraniana Narges Mohammadi

La premio Nobel per la pace iraniana Narges Mohammadi - ANSA

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La premio Nobel per la pace iraniana Narges Mohammadi, in carcere dal novembre 2021, è stata rilasciata per tre settimane per motivi medici. Lo ha annunciato su X il suo avvocato, Mostafa Nili. "In base al parere del medico legale, la Procura di Teheran ha sospeso l'esecuzione della pena di Narges Mohammadi per tre settimane e la donna è stata rilasciata", si legge nel post. Il trasferimento in ospedale di Mohammadi, 52 anni, è avvenuto dopo che più di 240 attivisti hanno firmato una petizione chiedendo il suo ricovero e denunciando che le autorità iraniane stavano cercando di "procurarle una morte silenziosa". Mohammadi ha trascorso la maggior parte degli ultimi 20 anni in prigione ed è stata condannata fino a cinque volte per un totale di 31 anni di prigione.

"La vita e la salute di Narges Mohammadi sono in serio pericolo e i funzionari della sicurezza e dell'apparato giudiziario della Repubblica islamica sono direttamente responsabili per qualsiasi tragico esito legato a questi ritardi nelle sue cure", hanno affermato i firmatari della petizione. È stato quindi chiesto alla comunità internazionale di "esercitare maggiori pressioni sul governo iraniano" affinché Mohammadi riceva "l'attenzione di cui ha bisogno".

Alla vigilia della consegna del premio Nobel per la pace, nel mese di dicembre del 2023, Narges era riuscita a far uscire una sua lettera dal carcere di Evin, a Teheran, nella quale si dichiarava «profondamente scioccata per il modo in cui il mondo assiste impassibile al massacro e alle esecuzioni del popolo iraniano». «La macchina delle esecuzioni – scriveva Narges – ha accelerato in tutto il Paese (…) È la guerra del regime contro il popolo iraniano oppresso, indifeso e in rivolta». L’attivista in carcere aveva espresso «grande dolore» per il silenzio del mondo davanti a questa strage: «Che tragica morte è quella nell’oscurità della notte». E poi dalla cella di Evin alza il suo grido: «Chiedo all’Alto Commissario dell’Onu per i diritti umani di intraprendere un’azione urgente e decisiva in nome dell’umanità per fermare le esecuzioni in Iran».

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