mercoledì 4 dicembre 2024
L'indagine dell'istituto per le politiche pubbliche conferma l'emergenza italiana con un tasso di natalità di 1,2 figli per donna. Appena il 10% del campione valuta l'opzione secondo figlio
Un fotogramma del film "La commedia del potere" di Claude Chabrol

Un fotogramma del film "La commedia del potere" di Claude Chabrol

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Ci risiamo: ancora un rapporto sul mondo del lavoro che certifica quanto sia difficile conciliare carriera e maternità. Questa volta a mettere nero su bianco un concetto abusato ma purtroppo assai reale è l'Inapp, l'Istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche.

Per una donna su quattro la maternità è un ostacolo alla carriera. Nel Rapporto Plus 2023 evidenzia come il 39,6% delle donne senza figli (tra i 18 e i 49 anni) consideri la maternità un ostacolo - se non una minaccia - alla permanenza o all'ingresso nel mercato del lavoro. Percentuale, inutile dirlo, che scende al 27,4% quando si parla di uomini e paternità. Abbassando la fascia di età la preoccupazione aumenta: una donna su due (il 49,9%) tra i 18 e i 24 anni, rileva l'indagine, considera il diventare madre uno svantaggio per il lavoro. Le cose non cambiano molto per le madri con almeno un figlio: il 30,5% di queste considera una ulteriore gravidanza un limite alle opportunità lavorative (contro il 12,1% dei padri).

Le analisi confermano come le intenzioni di fecondità siano dettate da vincoli esterni. La gravidanza e la nascita di un figlio sono considerate condizioni di preoccupazione in quanto potenziali fattori di compromissione delle opportunità lavorative soprattutto per i giovani, per le donne e per chi è in cerca di occupazione. Più in generale, i dati ribadiscono il diffuso pessimismo delle nuove generazioni. Poco più di un genitore su dieci fra i 18 e i 49 anni ipotizza di fare un altro figlio (11,1% dei padri e 12,5% delle madri). Ancora più scoraggianti sono le risposte di chi non ha ancora figli: un figlio nel prossimo triennio è ipotizzato solo dal 17,5% degli uomini e dal 22,3% delle donne. Inoltre, più della metà dei giovani in cerca di occupazione fra i 18 e i 29 anni ritiene la nascita di un figlio un evento sfavorevole per il proprio ingresso nel mondo del lavoro (53,4%) e ciò conferma il trend italiano di ritardare l'evento nascita del primo figlio oltre i 30 anni di età. Il figlio unico ormai è una scelta obbligata per molti.

Il tasso di natalità in Italia è di 1,2 figli per donna, contro l'1,8 della vicina Francia. Altro record negativo il tasso di occupazione femminile pari al 56,5% rispetto alla media europea del 10,2% con forti differenze a livello territoriale.

"La nascita di un figlio - si legge nel rapporto - si configura per la popolazione femminile come un evento che potrebbe agire negativamente sulla carriera professionale e sulle opportunità lavorative in maniera sensibilmente superiore rispetto agli uomini. I benefici di avere almeno un figlio non sembrano compensati dai costi, non solo in termini economici, ma anche di tempo e di limitazioni e rinunce. A ciò si aggiunge che sono soprattutto le donne ad abbandonare il mercato del lavoro dopo la nascita del primo figlio a causa delle persistenti difficoltà di conciliazione con la vita familiare, specialmente se con un basso titolo di studio". Sono oltre 44mila le donne che lasciano il posto di lavoro dopo la nascita di un figlio dando le dimissioni volontarie.

"Le scelte familiari, strettamente legate al declino demografico rappresentano - ha affermato Natale Forlani, presidente dell'Inapp - una delle fragilità strutturali del nostro Paese. Ritengo fondamentale superare la contrapposizione tra maternità e lavoro attraverso politiche integrate che rafforzino il mercato del lavoro, i servizi e il sistema di welfare, sostenendo al contempo la genitorialità e la cura delle persone. La nuova Indagine Plus sarà un'occasione preziosa per approfondire questi temi".

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