domenica 24 novembre 2024
In azienda si risparmia quasi un’ora di tempo al giorno con l’intelligenza artificiale. Solo il 16% dei professionisti è stato formato. C’è anche preoccupazione per la stabilità occupazionale 
Riqualificare le competenze sull’IA, così si libera il tempo per la creatività

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Chi utilizza l’intelligenza artificiale al lavoro risparmia quasi un’ora di tempo al giorno, ma solo il 16% dei professionisti ha ricevuto una formazione adeguata ad affrontare la trasformazione digitale e troppi ancora sono i lavoratori italiani preoccupati della propria stabilità occupazionale a lungo termine, minata dal crescente utilizzo dell’IA. Sono tutte facce della stessa medaglia a emergere dalla nuova edizione del report “Global workforce of the future 2024” di The Adecco Group che ha indagato sull’impatto degli strumenti basati sull’IA nelle aziende, in particolare concentrandosi sulla percezione dei lavoratori italiani nei confronti dell’applicazione dell’IA e il ruolo delle aziende in questo nuovo contesto. Nello specifico, il rapporto si basa su interviste effettuate con 35mila lavoratori di 27 Paesi diversi, che lavorano in 20 settori differenti.

Dalle risposte dei lavoratori vi è una chiara consapevolezza di quelle che sono le potenzialità dell’IA e dei suoi vantaggi in termini di produttività ed efficienza: chi la utilizza quotidianamente ha dichiarato di risparmiare in media 48 minuti al giorno, e più di 1 lavoratore su 5 (23%) ha affermato di aver sfruttato questo tempo risparmiato per dedicarsi ad attività lavorative più creative e di maggior valore. Investire nello sviluppo delle competenze dei dipendenti risulta fondamentale per la crescita di quelli che vengono definiti i “future-ready workers”, ossia quei lavoratori che vengono identificati come persone con le competenze, la mentalità e la flessibilità necessarie per adattarsi e prosperare in un mercato del lavoro in continua evoluzione tecnologica.

Al tempo stesso «buona parte dei lavoratori esprime ancora preoccupazione per la propria stabilità occupazionale a lungo termine – ha messo in luce Angelo Lo vecchio, amministratore delegato di Adecco –. A livello globale, solo l’11% dei lavoratori si sente pronto ad affrontare le sfide del futuro. In controtendenza, spiccano India (35%) e Cina (25%), seguite da Belgio (24%) e Turchia (21%), dove i lavoratori si sono dichiarati più preparati». Per colmare questo gap, secondo Lo Vecchio, è fondamentale puntare su formazione e consapevolezza, promuovendo un uso responsabile dell’IA che semplifichi il lavoro e lo valorizzi. «Su questo fronte, l’Italia sta iniziando a distinguersi positivamente. Sebbene solo il 5% dei lavoratori si definisca “future-ready”, quasi tutti partecipano regolarmente a percorsi di formazione su soft e leadership skills - contro una media globale del 57% - evidenziando l’importanza di una formazione che includa lo sviluppo di competenze trasversali, soprattutto umanistiche, con l’obiettivo “umanizzare” questi strumenti, integrandoli in modo che supportino i bisogni e i valori delle persone, favorendone la collaborazione, la creatività e il benessere sul luogo di lavoro» ha aggiunto il presidente di The Adecco Group in Italia.

Tornando ai dati, per quanto il 39% degli intervistati sia convinto che i propri dirigenti siano preparati a comprendere pienamente i rischi e le opportunità legati all’adozione dell’IA, in realtà solo il 16% di loro afferma di essere stato correttamente istruito all’utilizzo di questi strumenti. Da qui, l’importanza del ruolo manageriale nel supportare il 42% degli italiani intervistati che ancora esprime preoccupazione per la propria stabilità occupazionale a lungo termine, proprio alla luce del crescente utilizzo dell’IA nell’ambiente aziendale. Sono le aziende italiane a dover aiutare i propri collaboratori e i propri dipendenti ad entrare in confidenza con queste tecnologie: il 78% dei lavoratori italiani ritiene, infatti, che le aziende dovrebbero investire nel reskilling, vale a dire la riqualificazione dei propri dipendenti per permettere loro di ricoprire nuovi ruoli in azienda, anche digitali, prima di cercare candidati specializzati all’esterno. In sintesi, l’IA ha il potenziale per ridurre significativamente il tempo dedicato al lavoro, ma è importante che le aziende investano nella formazione dei propri dipendenti per garantire che siano in grado di utilizzare l’IA in modo efficace: «Solo attraverso un approccio strategico e proattivo alla formazione e allo sviluppo professionale sarà possibile promuovere un ambiente lavorativo più solido e innovativo, dove IA e talento umano possano crescere insieme» ha concluso l’ad di Adecco e presidente di The Adecco Group in Italia.

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