In sciopero anche i lavoratori dello stabilimento del Kentucky dove si producono camioncini Ford Super Duty, Ford Expeditions e Lincoln Navigators. - Reuters
Il principale sindacato dei lavoratori del settore automobilistico negli Stati Uniti, United Auto Workers (Uaw) ha chiuso il più grande stabilimento Ford a livello globale, fermando la produzione di pick-up e furgoni con pochissimo preavviso. Un’escalation dello sciopero simultaneo iniziato quattro settimane fa in singoli e mirati stabilimenti delle tre case automobilistiche di Detroit.
Ma come si arrivati a questa enorme protesta contro Ford, General Motors e Stellantis? Si parla di altri 8.700 lavoratori appartenenti al sindacato che hanno aderito mercoledì allo sciopero nello stabilimento Ford del Kentucky, dopo che la casa automobilistica statunitense, secondo la Uaw, si era rifiutata di portare avanti e avanzare nella contrattazione. Va detto che le case automobilistiche hanno più che raddoppiato le offerte iniziali di aumento salariale, hanno concordato di aumentare i salari insieme all’inflazione e di migliorare la retribuzione per i lavoratori temporanei, ma il sindacato vuole salari ancora più alti, vuole l’espansione dei sindacati agli stabilimenti di batterie in tutte e tre le società e soprattutto l’abolizione di un sistema salariale a due livelli che prevede che i lavoratori di “secondo livello” ricevano una paga base di 15,78 dollari all’ora equivalente a quella di chi lavora nei fast food.
Secondo il presidente dell’Uaw, Shawn Fain, Ford ha migliorato la proposta di aumento salariale, portandola al 23% fino all’inizio del 2028. In combinazione con gli aggiustamenti proposti sul costo della vita, i lavoratori potrebbero ricevere aumenti di stipendio vicini al 30%. La Uaw, però, all’ultimo incontro si aspettava una proposta ulteriormente migliorata da Ford, che invece ha presentato la stessa offerta.
Da lì la decisione di chiudere le catene di montaggio che costruiscono i camioncini Ford Super Duty e i grandi SUV Lincoln Navigator e Ford Expedition.
Un duro colpo che potrebbe rapidamente minare i profitti dell’intero anno della casa automobilistica: l’attività più redditizia per Ford non a caso è lo stabilimento del Kentucky che genera 25 miliardi di dollari di entrate annuali, circa un sesto delle entrate automobilistiche globali dell’azienda. La protesta nel Kentucky rappresenta anche un avvertimento per General Motors e la casa madre della Chrysler, Stellantis, le cui offerte salariali e previdenziali sono inferiori a quelle della Ford, sulla base dei resoconti rilasciati dalle case automobilistiche e dal sindacato. Se da un lato è probabile che riprendano le trattative e i colloqui con Stellantis, dall’altro Fain ha anticipato che il sindacato è pronto a colpire lo stabilimento di assemblaggio di General Motors di Arlington, in Texas, che costruisce Cadillac Escalade, Chevy Suburban e altri SUV grandi e costosi e contestualmente gli stabilimenti ad alto profitto di Stellantis che comprendono le fabbriche di pick-up Ram a Sterling Heights e Warren, nel Michigan, nonché due fabbriche di SUV Jeep a Detroit.
Dopo la stop allo stabilimento in Kentucky si calcola che solo il 22% dei 150mila lavoratori delle tre case automobilistiche di Detroit siano in sciopero. Tuttavia, da quando è iniziato lo sciopero si è assistito anche a un grande effetto a catena: altre migliaia di persone sono state licenziate o sospese temporaneamente dal lavoro, sebbene non siano in sciopero. Poiché le case automobilistiche sostengono che gli scioperi abbiano reso il loro lavoro non necessario.
Finora a causa dello sciopero di 4 settimane, le tre grandi aziende dell'automotive di Detroit hanno mandato a casa circa 3.500 lavoratori all'inizio di ottobre
Quale sarà ora l’effetto a cascata dello sciopero nel Kentucky? Sotto pressione anche la fabbrica vicino a Louisville e i lavoratori di una dozzina di stabilimenti Ford che forniscono motori e altri componenti allo stabilimento potrebbero essere licenziati. Anche i fornitori dei camion e dei SUV dello stabilimento potrebbero essere costretti a sospendere temporaneamente i lavoratori. Lo stabilimento del Kentucky «è un impianto molto redditizio e poiché non c’è stato alcun preavviso, sarà particolarmente dirompente» ha spiegato Harley Shaiken, professore in Economia e Lavoro all’Università della California di Berkeley. «Tutto questo manda un forte segnale alle case automobilistiche: il sindacato potrebbe intensificare lo sciopero in qualsiasi momento del giorno o della notte. E questo è un territorio inesplorato per entrambe le parti. Finora il sindacato non ha mai utilizzato questa strategia e Ford non l’ha mai sperimentata».