lunedì 30 dicembre 2024
La nuova intesa sindacale per l'integrativo del gruppo avvierà la sperimentazione da giugno 2025 e riguarderà anche il comparto più operativo
La «settimana corta» fa strada pure in Autostrade per l'Italia
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Un nuovo accordo sindacale, questa volta di Autostrade per l’Italia, rilancia il tema della settimana corta. Se già altre aziende in Italia, sul modello di quanto accade in maniera più estesa in diversi altri Paesi, hanno abbracciato questo modello in via più o meno stabile, Autostrade per l’Italia annuncia ora la sperimentazione della riduzione dell’orario di lavoro a 36 ore settimanali a parità di retribuzione, sperimentazione che avrà inizio a partire da giugno dell’anno prossimo e che non riguarderà solo quadri e amministrativi, ma anche il comparto più operativo. L’iniziativa della settimana corta, siglata con le rappresentanze sindacali, rientra nel quadro del nuovo accordo sul contratto integrativo, che ha l’obiettivo, secondo l’azienda, di «definire politiche di gestione sempre più orientate alla persona quale motore fondamentale del piano di sviluppo industriale del Gruppo Aspi».

Le esatte modalità della riduzione dell’orario di lavoro per i dipendenti Aspi verranno definite con il nuovo anno, ma già il Gruppo parla di «pietra miliare», perché l’intesa con i sindacati ha da un lato l’obiettivo di «favorire un migliore equilibrio tra vita e lavoro», dall’altro quello di «promuovere il benessere dei dipendenti come leva degli obiettivi di crescita del Gruppo». Benessere che passa anche dal sostegno alla genitorialità e altri strumenti che, insieme alla settimana corta appunto, determineranno un nuovo modo di lavorare all’interno dell’azienda, «in linea con i cambiamenti della società».

Esempi in tal senso, per quanto pionieristici, non mancano. Intesa San Paolo, oltre a 120 giorni annuali di lavoro agile e orari flessibili di entrata e uscita per i suoi dipendenti, ha già coinvolto le filiali nella settimana da quattro giorni. Lamborghini ha, invece, trovato una formula adatta anche agli operai che lavorano nel suo stabilimento di Sant’Agata Bolognese, nel Modenese: il modello prevede l’alternarsi di settimane da 5 giorni e 4 giorni lavorativi. Per EssilorLuxottica la settimana corta è una realtà dallo scorso aprile per circa mille operai distribuiti tra il quartier generale di Agordo e le altre sedi. Una sperimentazione che consente di aderire a due modelli che permettono di lavorare meno contribuendo con cinque o sette giorni di permesso: gli altri 15 o 13 sono interamente a carico dell’azienda. Modelli diversi per rispondere alla stessa esigenza di aumentare la qualità della produzione.

A livello politico, sul tema settimana corta è tornato alla carica ieri il presidente del M5s, Giuseppe Conte, secondo cui ridurre l'orario di lavoro a parità di stipendio è «una misura giusta, che in altri Paesi ha già prodotto ottimi risultati: le lavoratrici e i lavoratori hanno più tempo da dedicare agli affetti personali e alla vita sociale. In questo modo si migliora anche la produttività e si registrano importanti benefici per l'ambiente anche grazie al risparmio energetico». Conte promette quindi di tornare alla carica sul tema nel 2025, «affinché questa soluzione possa essere sperimentata anche nel nostro Paese». Daniela Ruffino, deputata di Azione, parla però di «populismo»: «La battaglia da fare per una forza genuinamente riformista è come far crescere quegli stipendi che a circa 4 milioni di italiani impediscono di vivere dignitosamente».

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