Reuters
ll salvataggio di Credit Suisse da parte di Ubs annunciato domenica è uno dei più grandi interventi di soccorso del sistema bancario della storia europea.
L’operazione è stata coordinata dal Consiglio federale che governa la Svizzera, la Banca nazionale Svizzera e l’autorità di vigilanza Finma: è stata considerata necessaria per evitare che la crisi di Credit Suisse contagiasse il resto del sistema finanziario svizzero, che fa circa il 10% del valore aggiunto dell’economia elvetica.
Ubs, che è la maggiore banca svizzera, si fonderà con la seconda principale banca del Paese, Credit Suisse, attraverso uno scambio di azioni: un’azione di Ubs per 22,48 azioni di Credit Suisse. Questo tipo di accordo dà alle azioni Credit Suisse un valore di 76 centesimi di franco svizzero, l’intera acquisizione vale circa 3 miliardi di franchi. La svalutazione è pesante: venerdì le azioni Credit Suisse avevano chiuso a 1,86 franchi.
Il salvataggio comporta perdite significative per gli investitori. Gli azionisti di Credit Suisse vedono il loro investimento svalutarsi di circa il 74% rispetto a inizio anno. Gli obbligazionisti che hanno comprato bond subordinati – le Tier 1 Capital Note – perdono l’intero investimento: il capitale, circa 15,8 miliardi di franchi, sarà azzerato. La banca nazionale saudita (Snb) che pochi mesi fa era diventata il primo azionista di Credit Suisse investendo 1,4 miliardi franchi per controllare il 9,9% delle azioni ha visto il suo investimento svalutarsi a circa 300 milioni di franchi.
Il dipartimento delle Finanze del Consiglio federale svizzero ha deciso di passare per una procedura di emergenza – chiamata Notverordnung, in tedesco – che permette di procedere con la fusione tra le due banche senza necessità dell’autorizzazione da parte dei soci.
L’operazione riceve anche un sostanzioso sostegno dallo Stato. Un fondo da 25 miliardi di franchi per sostenere i costi operativi e quelli di ristrutturazione. La garanzia pubblica da 9 miliardi di franchi da parte delle autorità svizzere nel caso che le perdite superino i 5 miliardi di franchi di cui si farà carico Ubs. La Banca nazionale svizzera assicurerà la liquidità necessaria.
Dalla fusione nasce una banca con oltre 5mila dollari di investimenti in gestione, con attivi finanziari per oltre 1.500 miliardi di franchi, pari a quasi il doppio del prodotto interno lordo della Svizzera.
Ubs prevede un taglio di costi di 8 miliardi di franchi entro il 2027, per questo i sindacati svizzeri sono molto preoccupati.
Colm Kelleher, presidente di Ubs, non ha nascosto che non si tratta di un’operazione facile: «Questa acquisizione è attraente per gli azionisti di Ubs, ma lasciateci essere franchi, per quello che riguarda Credit Suisse questo è un salvataggio di emergenza. Abbiamo strutturato una transizione che preserverà il valore rimasto nel business limitando la nostra esposizione ai rischi».