Uno sciopero congiunto. Da una parte i rider che lasciano spento il cellulare e vuoto il 'cubo'. Dall’altra i consumatori che optano per una serata in casa, ai fornelli, o in pizzeria. Diritti per tutti, anche per gli ultraprecari ciclofattorini diventati il simbolo dei 'lavoretti' senza tutele frutto dell’esplosione della gig economy.
L’appuntamento è per stasera: lo sciopero dei rider – annunciato ufficialmente martedì da Milano Deliverance – avverrà dalle 20 alle 22 con il blocco delle consegne. Un appello che parte da Milano e si rivolge ai «rider di tutte le compagnie e di tutti i colori» e che si unisce ad altre due proteste internazionali: quelle dei fattorini spagnoli di Glovo e degli inglesi di Deliveroo. In concomitanza con lo sciopero dei lavoratori, Avvenire torna a proporre una protesta silenziosa ma significativa: vale a dire l’astensione dagli ordini lanciata già con un editoriale di Francesco Riccardi in prima pagina il 20 settembre scorso. «Senza diritti il servizio non va garantito, non biasimateci se protestiamo, lottate con noi!» è il messaggio inviato su Facebook da Milano Deliverance.
Le richieste sindacali sono chiare: tutele da lavoratori subordinati, indennità di cassa per Intanto va avanti l’iter parlamentare per regolamentare le attività legate alla gig-economy il contante, salario minimo su base oraria in riferimento ai contratti nazionali con incentivi legati alla consegna, un monte ore garantito in fasce su base mensile; l’abolizione del punteggio e dei meccanismi reputazionali; la disconnessione dal sistema solo per giusta causa e l’esercizio dei diritti sindacali. Intanto il lavoro sulle modifiche al decreto non si ferma.
L’approdo in Aula è previsto per la prossima settimana dopo l’intesa nella commissione congiunta Lavoro e Industria raggiunta dalla maggioranza Pd-M5s. In sostanza è previsto un doppio binario, per chi trasporta pasti in sella solo saltuariamente, mettendo insieme meno di 5 mila euro annui (circa il 55% dei rider), viene garantito un nucleo di diritti inderogabili (divieto di cottimo, paga minima oraria collegata ai contratti, salute e sicurezza, tutele previdenziali). Per coloro che invece vivono di quei guadagni scatta la tutela del lavoro subordinato. Sindacati e aziende possono mettersi d’accordo, hanno un anno di tempo per farlo, e «definire criteri di determinazione del compenso complessivo che tengano conto delle modalità di svolgimento della prestazione e dell’organizzazione del committente».
La protesta italiana si svolge insieme a quella di Glovo in Spagna e Deliveroo in Inghilterra. Le aziende del fooddelivery: applichiamo il modello francese
La mancata stipula di questi contratti non può però comportare una remunerazione basata sulle consegne: ai lavoratori deve essere assicurato un compenso minimo orario parametrato ai minimi tabellari dei contratti nazionali affini, in particolare al comparto della logistica, per cui tra l’altro si è appena attivato il tavolo di rinnovo. L’obiettivo però è spingere le parti ad arrivate a un’intesa. Le modifiche pattuite vanno anche oltre il perimetro dei rider, toccando uno degli articoli del Jobs act. Si allargano infatti le maglie della subordinazione, restringendo quelle delle collaborazioni considerate lecite. Protesta Assodelivery (l’associazione di aziende del food delivery) che chiede l’adozione del modello francese e vorrebbe l’introduzione dello status di collaboratori autonomi con una serie di tutele dalla paga minima all’assicurazione.