Un robot al lavoro in un magazzino di Amazon - Amazon
Amazon va incontro a una difficile causa presso l’antitrust europeo per abuso di posizione dominante. L’accusa è la seguente: Amazon sfrutta le informazioni che ricava dai venditori terzi che si appoggiano al suo sito per fare concorrenza, o addirittura copiare i loro prodotti, approfittando del suo doppio ruolo di proprietario della infrastruttura e di venditore. Se l’accusa fosse provata Amazon potrebbe subire una multa di quasi 30 miliardi di dollari, sulla base del fatturato del 2019. Non è la prima volta che il colosso dell’e-commerce sbatte contro l’Unione Europea: qualche anno fa fu costretto a restituire al Lussemburgo 250 milioni di dollari di privilegi fiscali che il Granducato aveva illecitamente concesso.
Oggi Amazon domina la rete mondiale delle consegne a domicilio con i suoi servizi sia gratuiti sia a pagamento, come il servizio Prime, su cui Amazon perde soldi per ogni consegna. Ma non ha problemi perché il suo grande business è affittare spazio cloud a chi ne ha bisogno: Amazon Infatti possiede enormi magazzini refrigerati con server di dati su cui sono memorizzati i film di Netflix e i dati di moltissime piattaforme digitali.
Ma qual è l’obiettivo di Amazon nella logistica e nelle consegne: il suo obiettivo e diventare il guardiano, il portinaio di questa rete mondiale in modo da poter osservare tutti i prodotti e i produttori che vi passano e estrarre informazioni, oltre che dettare le condizioni di chi vuole accedervi o escludere concorrenti sgraditi.
Nei secoli scorsi i proprietari delle taverne lungo i sentieri e le strade percorse da pellegrini e viandanti, a cavallo o a piedi, non potevano rifiutarsi di dare ospitalità, non potevano cioè esercitare il diritto di decidere chi poteva essere loro cliente e chi no: la taverna era considerata una infrastruttura essenziale e il rifiuto di ospitare un abuso della posizione del proprietario. Su questa base logica e di buon senso si fonda tutta la teoria moderna delle infrastrutture essenziali e dell’antitrust che ha portato a separare le reti dagli operatori di mercato nei settori telefonici, energetici, ferroviari, portuali.
Se i regolatori pubblici decidono che una infrastruttura, una rete fisica o virtuale è una essenzialità il proprietario di quelle infrastrutture di quella rete può essere costretto ad accettare il libero ed equo passaggio nella sua rete di prodotti e servizi di concorrenti: lo Stato può anche spezzare la proprietà, separando la rete dal business come ha fatto per l’energia elettrica in Italia. In questi casi la rete viene affidata a una società neutra che non ha interesse a discriminare questo o quel soggetto di mercato e che deve praticare condizioni di accesso regolate pubblicamente ed eque. È questo il rischio di Amazon, essere spezzato in due?
*Franco Becchis è direttore scientifico della Turin School of Regulation e dell'Osservatorio sulla regolazione dei mercati digitali.