sabato 22 luglio 2023
Diversi rapporti delle agenzie Onu sulla crisi demografica mettono in relazione l'aumeto dell'ìetà media in Europa e in Asia con una contrazione della crescita
«Nel 2050 il sorpasso del Sud del mondo»

EPA/MICHAEL REYNOLDS

COMMENTA E CONDIVIDI

La rivoluzione demografica che invecchia la popolazione mondiale ha accelerato il passo e sta trasformando profondamente non solo la ricchezza dei singoli Paesi, ma anche gli equilibri economici fra le nazioni.

Mentre i Paesi più sviluppati vedono i loro cittadini ingrigire e avviarsi a una pensione sempre meno scontata, quelli in via di sviluppo stanno infatti per entrare in una lunga fase in cui la fascia più consistente di popolazione è in età lavorativa.

I dati resi noti da varie agenzie dell’Onu (nello studio su “Population prospects” e nel “World Population report”) mostrano che la vera svolta è attesa fra il 2040 e il 2050, quando gli over 65 rappresenteranno il 40% della popolazione in parte dell'Asia (a partire dal Giappone, seguito a breve dalla Cina) e dell'Europa. In tutta la storia umana, nessun Paese è mai stato così vecchio. Un numero straordinario di pensionati dipenderà da un numero ridotto di lavoratori.

L’Onu prevede che il numero di persone in età lavorativa in Italia, tra i Paesi più anziani del mondo, diminuirà di 10 milioni entro il 2050. A quella data la Cina avrà 200 milioni di residenti in meno in età lavorativa.

Si tratta di un cambiamento epocale, che sta avvenendo a un ritmo più rapido del previsto (in Italia oggi l’età media è di 47,7 anni, fra un quarto di secolo sarà di quasi 54) e che colpirà soprattutto le principali economie mondiali, la cui crescita in termini di prodotto interno lordo negli ultimi decenni è stata sostenuta da alte percentuali di persone in età lavorativa.

Le politiche che i Paesi più ricchi danno per scontate, dunque – come pensioni certe, età pensionabile sotto i 70 anni e rigide politiche di immigrazione – dovranno essere profondamente riviste per essere sostenibili. In ogni caso è inevitabile che, come effetto della rivoluzione demografica, i Paesi più ricchi di oggi nel prossimo quarto di secolo costituiscano una quota minore del Pil globale.

L'opportunità per molti Paesi più poveri è enorme. A una quota crescente di lavoratori corrisponderanno meno bambini a carico. Più donne entreranno nella forza lavoro, potenziando la spinta economica. Un salto demografico simile spiega circa un terzo della crescita economica fino alla fine del secolo scorso in Corea del Sud, Cina, Giappone e Singapore.

Ma il cambiamento non sarà facile per nessuno. Più di un milione di persone sono scese in piazza in Francia per protestare contro l'innalzamento dell'età pensionabile da 62 a 64 anni. I timori dell'immigrazione hanno alimentato il sostegno ai candidati di destra dall’America all’Europa all’Asia, nonostante la logica dica che quando alcune regioni hanno troppe persone anziane e altre troppi giovani, ha senso aprire di più le frontiere.

Anche nei Paesi in crescita, senza le giuste politiche, un'enorme popolazione in età lavorativa può creare problemi. Se un gran numero di giovani non ha accesso al lavoro o all'istruzione, la diffusa disoccupazione può persino minacciare la stabilità, portando alla crescita di gruppi criminali o armati.

La sfida per queste nazioni è anche di contenere il calo della natalità prima che scivoli sotto al livello di sostituzione naturale, come è successo in molte regioni europee e asiatiche.

Proprio tassi di fertilità più alti che in Europa, uniti a una maggiore immigrazione, rappresenteranno infatti la carta vincente che renderà il cambiamento più graduale e meno traumatico per alcuni Paesi ricchi, come Usa e Australia. Sia negli Stati Uniti che in Australia, infatti, si prevede che poco meno del 24% della popolazione avrà 65 anni o più nel 2050, un dato inferiore rispetto alla maggior parte dell'Europa e dell'Asia orientale, dove supererà il 30%.

Le trasformazioni saranno amplificate invece nei Paesi asiatici. Il ribaltamento della struttura demografica che si è prodotto in Francia in più di 100 anni e negli Stati Uniti in 60 si realizzerà in Giappone, Corea del Sud, Singapore e Cina in soli due decenni. Una rapidità che porterà al paradosso di Paesi che invecchiano prima di diventare ricchi. Sarà il caso della Cina, che ha raggiunto il suo picco di popolazione in età lavorativa al 20% del reddito che gli Stati Uniti avevano allo stesso punto, e che, dati alla mano, si trova in una situazione estremamente delicata.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: