venerdì 3 novembre 2023
Secondo l'Istat cala il numero degli inattivi (-92mila), disoccupazione giovanile al 21,9%. Confcooperative: la mancanza di lavoratori costa l'1,5% del Pil
Occupati in aumento, tasso di disoccupazione a settembre al 7,4%

Ansa

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L'occupazione continua a crescere in Italia anche a settembre, di 42mila unità rispetto al mese precedente e di 512mila rispetto all'anno precedente, secondo le statistiche flash dell'Istat. L'aumento su base mensile si accompagna a una riduzione degli inattivi (-92 mila) e a un aumento dei disoccupati, che cercano attivamente lavoro, (+35 mila). Nell'insieme del terzo trimestre l'occupazione cresce di 80 mila occupati (+0,3%), mentre calano disoccupati (-36mila, -1,9%) e inattivi (-63mila unità, -0,5%). A settembre, in particolare, il tasso di occupazione e quello di disoccupazione salgono entrambi di 0,1 punti percentuali, rispettivamente al 61,7% e al 7,4% per effetto del calo del tasso di inattività che scende al 33,2% (-0,2 punti). Il tasso di disoccupazione giovanile, pari al 21,9%, scende di 0,1 punti. L'aumento dell'occupazione, secondo l'Istat, "è sintesi della crescita osservata tra gli uomini, i dipendenti permanenti, gli autonomi, gli under 35 e tra chi ha almeno 50 anni, da un lato, e del calo registrato tra le donne, i dipendenti a termine e tra i 35-49enni, dall'altro".

La crescita del numero di persone in cerca di lavoro (+1,9%), nel mese, coinvolge le donne e riguarda tutte le classi d'età mentre il calo del numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,7%) si registra tra uomini e donne e per tutte le classi d'età. Il numero di occupati, a settembre 2023, supera quello di settembre 2022 del 2,2%. "L'aumento coinvolge uomini, donne e tutte le classi d'età, ad eccezione dei 35-49enni per effetto della dinamica demografica negativa: il tasso di occupazione, che nel complesso è in aumento di 1,4 punti percentuali, sale anche in questa classe di età (+0,6 punti) perché la diminuzione del numero di occupati 35-49enni è meno marcata di quella della corrispondente popolazione complessiva", si legge in una nota. Rispetto a settembre 2022, diminuisce sia il numero di persone in cerca di lavoro del 5,1% (pari a -101mila unità) sia il numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni del 3,6% (pari a -459mila). Diffusi oggi anche i dati Eurostat, secondo cui a settembre il tasso di disoccupazione destagionalizzato dell'area dell'euro era del 6,5%, in aumento rispetto al 6,4% dell'agosto 2023 e in calo rispetto al 6,7% del settembre 2022. Il tasso di disoccupazione dell'Ue è stato del 6%, stabile rispetto all'agosto 2023 e in calo rispetto al 6,1% del settembre 2022. Il dato italiano è al 7,4%. Nel dettaglio, il tasso di disoccupazione giovanile - sempre a settembre - è stato del 14,2% nell'Ue, rispetto al 14,1% dell'agosto 2023 e al 14% nell'area dell'euro, rispetto al 13,9% del mese precedente. La disoccupazione giovanile in Italia è invece al 21,9%.

​Confcooperative: la mancanza di lavoratori costa l'1,5% del Pil

"Il lavoro continua a esserci, ma anche i lavoratori continuano a mancare e ciò non consente alle imprese di spingere sull'acceleratore così come potrebbero. Il Pil del 2023 avrebbe potuto raggiungere i 1.810 miliardi di euro se tutte le imprese fossero riuscite a trovare tutte le figure professionali di cui hanno bisogno. Conto salato per il Paese, equivale a 28 miliardi di euro l'1,5% del Pil". A sottolinearlo è Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, commentando "Lavoro, il mercato contorto: l'Italia alle prese con mismatch, demografia e grandi dimissioni", il focus Censis Confcooperative che stima gli effetti economici della mancanza di lavoratori, basata sulle posizioni lavorative e sul tasso dei posti vacanti nell'industria e nei servizi quantificabile, secondo stime Censis, in 27,8 miliardi di euro.

Invecchiamento degli occupati, squilibrio nella redistribuzione del lavoro fra le aree più dinamiche e quelle condizionate da contesti economici non favorevoli, cambiamenti nelle aspettative che riguardano il lavoro e che rivendicano un maggiore riconoscimento delle competenze, sono tutti fattori che contribuiscono a mantenere "asincrono" l'incontro fra domanda e offerta di lavoro. Tutto questo determina un costo economico che, negli anni, tende a crescere: nel 2021 pesava per l'1,2% del Pil per arrivare oggi all'1,5%. Nel secondo trimestre, rispetto a un valore medio del 2,3% per il totale di industria e servizi, nelle costruzioni la quota dei posti vacanti ha raggiunto il 3,1%, nelle attività dei servizi di alloggio e ristorazione il 3,7%. Sopra il dato medio si collocano anche le attività di informazione e comunicazione (2,9%), mentre meno critica appare la situazione nel manifatturiero (2,0%), nel settore energetico (1,2%), nei trasporti (1,4%). Per quanto riguarda gli effetti demografici sul lavoro, in 10 anni gli over 50 sono aumentati di quasi 3 milioni. Tra le persone in cerca di occupazione il ridimensionamento riguarda le forze di lavoro (occupati e disoccupati) e, soprattutto, la popolazione con età uguale o superiore ai 15 anni.

"La congiuntura internazionale ha indotto il Fmi a tagliare le stime di crescita. Se si tornerà alla stagione della "crescita zero virgola", tutte le contraddizioni coperte dalla ripresa degli ultimi anni verranno alla luce", commenta Gardini che aggiunge: "La mancanza di lavoratori, la scarsa dinamica del ricambio generazionale, il rischio di avvitamento verso il basso della crescita, della produttività e della capacità di innovazione, appaiono quanto mai inevitabili. Elementi di un'oggettiva sfasatura che, oggi più che in passato, caratterizza il mercato del lavoro italiano, dal quale emerge un quadro di forte complessità".

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