mercoledì 10 gennaio 2018
Nella Germania del boom si sciopera per le 28 ore
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Una Germania senza governo e con il sindacato dei metalmeccanici pronto a scioperare a oltranza. È il paradossale e allo stesso tempo complicato momento del Paese più ricco d’Europa. Nonostante la Germania abbia uno dei tassi di disoccupazione più bassi di tutta l’Unione europea e operai specializzati con ottimi stipendi, il sindacato dei metalmeccanici tedeschi, l’IG Metall, ha dato il via ad una serie di scioperi che si annunciano come una delle battaglie più dure degli ultimi anni. L’obiettivo è ottenere un aumento degli stipendi e una riduzione dell’orario della settimana lavorativa a 28 ore su base volontaria. Il potente sindacato si sta muovendo secondo una strategia già utilizzatta in passato quando alcune aziende, in particolare i grandi colossi automobilistici, introdussero la cosiddetta settimana corta.

Anche oggi come allora gli scioperi prevedono un aumento progressivo della pressione, con lo stop in aziende nei Länder del Nordreno Westfalia, nel Baden Würtemberg, nel Brandeburgo e nella capitale Berlino. I primi scioperi di avvertimento sono già iniziati la settimana scorsa in una fabbrica simbolo dell’efficienza produttiva tedesca: la Porsche. I cosiddetti 'scioperi di avvertimento', con i lavoratori che incrociano le braccia per qualche ora davanti ai cancelli delle fabbriche o nelle piazze cittadine, sono una prassi del processo negoziale per il contratto collettivo in Germania. L’IG Metall ha reso noto i motivi dello sciopero: chiede per i 3,9 milioni di lavoratori del settore, un aumento salariale del 6%. La federazione padronale, Gesamtmetall, sarebbe pronta a offrire il 2%.

Secondo esperti del settore ed ex rappresentanti sindacali l’accordo si potrebbe trovare nel mezzo. Ma stavolta a creare problemi sarà la seconda richiesta: l’IG Metall pretende la riduzione dell’orario di lavoro settimanale da 35 a 28 ore per chi lo richiede per assistere bambini o anziani in famiglia, con una compensazione parziale del mancato guadagno da parte del datore di lavoro. La formula potrebbe valere al massimo due anni con il rientro a stipendio pieno garantito. Su quest’ultimo punto si prevede il braccio di ferro con la rappresentanza delle imprese che hanno già giudicato l’ipotesi delle 28 ore «inammissibile e impraticabile».

Pronta la replica del presidente dell’IG Metall, Jörg Hofmann: «Non ci fermiamo, andremo avanti fino a quando è necessario. La proposta delle 28 ore non riguarda tutti, ma solo una parte dei lavoratori e la consideriamo un nostro diritto». Con i suoi 2,3 milioni di iscritti, IG Metall, che rappresenta gli interessi di tutti i lavoratori dell’industria metallurgica, elettronica, automobilistica e tessile (Siemens, Thyssenkrupp, VW, Daimler, Porsche) è il più grosso sindacato di tutta Europa.

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