Vision di Michelin, il pneumatico del futuro è connesso, senz'aria, senza cerchio e riciclabile al 100%
Il punto di non ritorno ha una data precisa: il 2 agosto scorso. Secondo i dati di Global Footprint Network, 50 giorni fa il mondo
aveva già consumato le risorse che la terra può produrre nell'intero 2017. Per questo è stato calcolato che, se le cose non cambieranno, tra appena 13 anni per vivere come facciamo oggi occorrerebbe trovare un secondo pianeta da cui attingere materie prime. Trattandosi di una soluzione improbabile, impegnarsi per allontanare il più possibile la fine dovrebbe essere un proposito
obbligatorio per tutti. E in particolare lo è per Michelin, il maggior costruttore di pneumatici al mondo che sa di avere a che fare con un prodotto che ha un pesante impatto ambientale, sia per i materiali che utilizza sia per le emissioni di CO2 generate dalla resistenza al rotolamento delle gomme sull'asfalto.
La politica ecologica per Michelin è un punto fermo da molto tempo, e non solo per i 700 milioni di euro l'anno che investe
per abbattere in modo drastico la componente inquinamento nella produzione degli pneumatici. Gli stabilimenti e dei Centri di Tecnologia Michelin si sono ufficialmente impegnati a ridurre l'impatto ambientale del 50% tra il 2005 e il 2020, sostenendo lo sviluppo di energia rinnovabile. Il passo ulteriore adesso è convincere gli utenti che le gomme delle auto non sono tutte uguali. E che, contrariamente a quanto suggeriscono alcuni costruttori, secondo Michelin le tecnologie applicate ai pneumatici del
marchio francese consentono di utilizzarli tranquillamente sino al limite consentito dalla legge (1,6 mm di spessore) e non ai 3 mm comunicati altrove. Una differenza sostanziale che consentirebbe, se tutti gli pneumatici al mondo arrivassero a questo valore, di risparmiare la produzione di 128 milioni di unità e di ridurre di 9 milioni di tonnellate la CO2 nell'aria. Il tutto assicurando un risparmio di 6,9 miliardi di euro al consumatore e 1,5 milioni di tonnellate di materie prime.
Test effettuati presso il centro ricerche Michelin di Ladoux hanno infatti dimostrato che un pneumatico "premium" con una scultura del battistrada usurata al limite può essere più sicuro e performante di un pneumatico economico nuovo o quasi nuovo. A tal fine, per una maggiore trasparenza nei confronti del consumatore, Michelin chiede da tempo l'inserimento all'interno dell'etichettatura europea dei risultati derivanti dai test effettuati anche sui pneumatici usurati fino al limite legale. L'obiettivo dei centri di ricerca del colosso francese è comunque quello di realizzare un pneumatico in grado di durare per tutta la vita dell'automobile.
Anche in questa prospettiva, Michelin ha da poco presentato il suo nuovo manifesto tecnologico: la ruota stampata in 3D
capace di rigenerarsi. Il prototipo si chiama Vision concept, pesa appena 13 kg, è davvero innovativo e spalanca scenari inediti. Perchè si tratta di una ruota senza aria e senza cerchio (non si buca e non scoppia, non necessita di manutenzione), connessa in rete per essere rigenerata, per di più biodegradabile, costituita da una struttura alveolare in poliuretano termoplastico di origine naturale e riciclabile al 100%, cui viene poi applicato il battistrada, a sua volta stampato in 3D. Unico "difetto": arriverà in commercio non prima di 10-15 anni. «Tutte le tecnologie che abbiamo usato per progettarlo però sono già disponibili e di largo uso, per cui contiamo di renderlo uno pneumatico di serie nel corso di un breve periodo», spiega Cyrille Roget, direttore comunicazione tecnica di Michelin. Fantascienza? Chissà. Forse è solo futuro.