Nel mese di agosto il fatturato e gli ordinativi dell'industria hanno registrato, nel confronto con il mese precedente, un incremento del 2,8%, il primo, e del 7,3%, il secondo. Lo comunica l'Istat precisando che il fatturato è aumentato dell'1,1% sul mercato interno e del 6,4% su quello estero; gli ordinativi nazionali hanno registrato una crescita del 4,7% e quelli esteri dell'11,5%. Gli indici grezzi del fatturato e degli ordinativi hanno registrato aumenti tendenziali, rispettivamente, del 17,3 e del 32,4%. Nel confronto degli ultimi tre mesi (giugno-agosto) con i tre mesi immediatamente precedenti (marzo-maggio) le variazioni congiunturali sono state pari a +3,6% per il fatturato e a +2,1% per gli ordinativi.L'indice del fatturato corretto per gli effetti di calendario ha registrato in agosto un incremento tendenziale del 13,5% (i giorni lavorativi sono stati 22, contro i 21 di agosto 2009). Nel confronto tendenziale relativo al periodo gennaio-agosto, l'indice del fatturato corretto per gli effetti di calendario ha segnato una crescita dell'8,5%. Gli indici destagionalizzati del fatturato per raggruppamenti principali di industrie hanno segnato variazioni congiunturali positive per i beni strumentali (+9,1%), per i beni di consumo (+1,7%) e per i beni intermedi (+1,4%) e una variazione negativa per l'energia (-5,2%). L'indice del fatturato corretto per gli effetti di calendario in agosto è aumentato in termini tendenziali del 18,9% per i beni intermedi, del 15,8% per i beni strumentali, del 13,5% per l'energia e del 7,2% per i beni di consumo (con +21,8% per quelli durevoli e +5,9% per quelli non durevoli).In agosto, nel confronto con lo stesso mese del 2009, l'indice del fatturato corretto per gli effetti di calendario, ha segnato le variazioni positive più ampie nei settori della fabbricazione di mezzi di trasporto (+39,7%), della fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (+35,5%) e della fabbricazione di apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche (+25%); l'unica variazione negativo si è registrata per le altre industrie manifatturiere, riparazione e installazione di macchine e apparecchiature (-0,4%).Gli incrementi più marcati dell'indice grezzo degli ordinativi hanno riguardato la fabbricazione di apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche (+77,3%), la fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (+48,6%) e la fabbricazione di macchinari e attrezzature (+45,2%).
CONFINDUSTRIA RIPRESA IN FRENATAIn Italia «la ripresa perde slancio risentendo delle dinamiche internazionali». Lo rileva il Centro studi di Confindustria spiegando che, «stando all'indice anticipatore Ocse», il rallentamento durerà ancora «almeno a fine 2010-inizio 2011». Mentre sul fronte del lavoro «le aspettative delle imprese industriali italiane sono di ulteriore riduzione di manodopera nei prossimi mesi, ma a ritmi più contenuti».L'Italia, dicono gli economisti di via dell'Astronomia, recupera «con più fatica, zavorrata dalla perdita di competitivita», il costo del lavoro, problemi occupazionali, margini delle imprese erosi anche da rincari delle materie prime e tassi in aumento. L'andamento della produzione (-0,7% a settembre secondo le stime del Centro studi, dopo il +1,6% di agosto) per gli economisti di Confindustria «è ancora coerente con un incrememto del Pil dello 0,5%, ma da maggio è sceso al 5,4% annualizzato dal 7,7% precedente.Mentre la forte crescita di fatturato e ordinativi ad agosto «compensa le cadute nei due mesi precedenti. Sul fronte dell'export «il rallentametno è fisiologico», dopo dati in buona ripresa, e per la perdita di competitività dell'euro.La ripresa dei consumi «è rallentata dall'onda lunga della crisi del mercato del lavoro» pesa sui consumi: sono 31mila gli occupati in meno nel terzo trimestre, mentre migliora il tasso di disoccupazione («all'8,3% dall'8,5%»). La difficoltà del mercato del lavoro «spinge al risparmio precauzionale e inibisce i consumi».