martedì 7 novembre 2023
Secondo il rapporto sui Settori Industriali, fatturato in calo del 2% nel 2023, mentre è attesa una crescita nel 2024-25. Segnali di difficoltà emergono anche dagli investimenti in costruzioni
Intesa Sp: «L'industria frena ma resta in buona salute»

Ansa

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L'industria manifatturiera italiana chiuderà il 2023 con un fatturato a prezzi costanti in lieve calo, per poi tornare a una moderata crescita nel 2024 e accelerare nel 2025. E' quanto emerge dal Rapporto sui Settori Industriali presentato da Intesa Sanpaolo e Prometeia. In dettaglio il fatturato deflazionato dell'industria manifatturiera italiana ha mostrato un ripiegamento tendenziale di poco inferiore al 2% nei primi sette mesi del 2023, un calo meno intenso rispetto a quello registrato dalla produzione industriale (-3,1% nel periodo gennaio-agosto). Il confronto con un'ultima parte del 2022 già deteriorata contribuirà a ridimensionare i cali tendenziali nei prossimi mesi, portando a una chiusura d'anno a -0,6% per il fatturato manifatturiero a prezzi costanti.

Dopo la battuta d'arresto del 2023, il fatturato deflazionato dell'industria manifatturiera italiana potrebbe evidenziare un moderato rimbalzo nel corso del 2024 (+0,5%), per poi accelerare al +1,3% l'anno successivo. Si tratta comunque, nota il rapporto, di una crescita inferiore a quella del biennio 2021-22, "condizionata dagli effetti delle politiche monetarie restrittive e soggetta a rischi al ribasso per via di tensioni geopolitiche che potrebbero mettere nuovamente sotto pressione i prezzi dei prodotti energetici".

Sul rallentamento del ciclo manifatturiero - nota il rapporto Intesa-Prometeia - pesano soprattutto le difficoltà legate ai consumi interni. Il deterioramento del potere d'acquisto delle famiglie e l'aumento dei tassi d'interesse stanno penalizzando i beni durevoli per la casa (dopo l'exploit degli anni pandemici) e gli alimentari (tendenza solo marginalmente spiegabile con la normalizzazione dei consumi "fuori casa"), in parte compensati dal recupero del mercato degli autoveicoli dai livelli di minimo toccati nel triennio 2020-22.

Segnali di difficoltà emergono anche dagli investimenti in costruzioni che, a causa della rimodulazione degli incentivi fiscali e del rialzo dei tassi, hanno segnato una flessione nel secondo trimestre del 2023. I livelli restano però elevati (+31,5% rispetto al primo semestre del 2019), sostenuti dal buon dinamismo del mercato delle opere pubbliche. Gli scambi mondiali sono in deciso rallentamento, sia nei mercati emergenti sia nelle economie avanzate. Nonostante l'affievolirsi del commercio internazionale, nei primi sette mesi dell'anno l'export italiano di beni manufatti è rimasto stabile sui livelli del 2022 a prezzi costanti, ed è cresciuto del 3,6% a valori correnti. Il calo delle importazioni permetterà comunque un miglioramento del saldo commerciale dell'industria italiana nel 2023, stimato in 96,6 miliardi di euro.

Il quadro settoriale presenta una crescita del fatturato deflazionato per solo per alcuni settori: gli Autoveicoli e moto (+7,9%) beneficiano di immatricolazioni in aumento sul mercato interno (anche se i ritmi di crescita si stanno facendo via via meno brillanti), dopo un 2022 condizionato dai colli di bottiglia lungo le catene di fornitura. Seguono nel ranking Elettronica (+2,9%), Elettrotecnica (+2%) e Meccanica (stabile sui risultati 2022, con un +0,3%), favoriti dalla messa a terra degli investimenti infrastrutturali nel mercato interno e, più in generale, dallo sblocco di commesse rimaste inevase nel corso del 2022.


Nella parte bassa della graduatoria 2023, invece, con fatturato deflazionato in contrazione, vi sono i settori più sensibili al ciclo dell'edilizia: il ripiegamento tendenziale più marcato coinvolgerà i Prodotti e materiali da costruzione (-4,6%), ma anche i produttori di beni durevoli per la casa chiuderanno l'anno in calo (Elettrodomestici -4,4%, Mobili -2,4%). Per il 2024-205, continua il rapporto, gli investimenti in beni strumentali continueranno a crescere, pur confermandosi meno brillanti rispetto al passato, penalizzati dal peggioramento delle condizioni di domanda e dai costi di finanziamento più elevati. La spinta dei fondi europei continuerà a sostenere gli investimenti ICT e del comparto energetico, soprattutto nel 2025, alla luce della rimodulazione degli obiettivi del Pnrr che rinvia alcuni investimenti previsti. In cima al ranking di crescita 2024-25 figurano Elettronica (+3,4% medio annuo il fatturato deflazionato), Elettrotecnica (+2%) e Meccanica (+1,5%). Positivo anche l'outlook per gli Autoveicoli e moto, che sono attesi crescere a un ritmo medio annuo dell'1,4% nel prossimo biennio (per quanto ridimensionato rispetto al 2023). In questo contesto, l'export italiano di beni manufatti potrà crescere a ritmi prossimi al 2,5% medio annuo nel biennio 2024-25, a prezzi costanti. Una performance che, secondo le nostre stime, porterà la propensione all'export sopra il 50% e il saldo commerciale oltre la soglia dei 106 miliardi di euro nel 2025.



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