venerdì 12 maggio 2023
L'Osservatorio della rete H2IT e Intesa Sanpaolo: in tre anni nate 90 nuove imprese. Grazie ai 3,6 miliardi del Recovery Fund le aspettative sono alte
Il distributore a idrogeno lungo l'autostrada del Brennero, a Bolzano

Il distributore a idrogeno lungo l'autostrada del Brennero, a Bolzano - Autostrada del Brennero S.p.A.

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La filiera italiana dell’idrogeno continua a crescere, con 90 nuove aziende in tre anni. È uno dei dati dell’Osservatorio di Associazione italiana idrogeno H2IT e Intesa Sanpaolo, che ha studiato 55 delle 130 imprese della filiera. Il 70% lo scorso anno ha visto un aumento del fatturato, circa la metà non teme peggioramenti a causa della crisi energetica e il 35% scorge nuove opportunità di business, tanto che le aziende investono sempre più in ricerca e personale qualificato in prospettiva di una forte espansione del mercato.

Il Pnrr ha stanziato 3,64 miliardi di euro per finanziare il comparto, un’occasione da non farsi scappare, ma sono soprattutto i privati (che valgono per il 70%) a spingere la crescita. Più della metà delle imprese ha partecipato ai bandi nazionali ed europei. Gli investimenti in molti casi si traducono in brevetti. Negli ultimi cinque anni oltre un’azienda su tre ne ha ottenuto uno o è in procinto di farlo. Questa percentuale sale all’85% tra chi si occupa di produzione. Il settore idrogeno vede più cooperazione che concorrenza: cruciale la partnership nazionale e internazionale fra imprese e università. Sono aumentate le assunzioni ma il personale qualificato è difficile da trovare.

Secondo l’Osservatorio il 42% della filiera assumerà project manager entro fine anno e la metà sta cercando tecnici specializzati. «Tra shock energetico, inflazione e contesto internazionale, tanti Paesi europei hanno capito la necessità di rendersi indipendenti energeticamente con fonti di approvvigionamento alternative, come l’idrogeno – ha commentato Alberto Dossi, appena riconfermato presidente di H2IT per il suo terzo mandato –. La filiera italiana è certamente giovane, ma ambiziosa. Parliamo di imprese che si sono mosse ben prima della politica, il cui supporto è tuttavia essenziale. Con il Pnrr e le risorse messe a disposizione da Italia e Ue, stanno arrivando i fondi che danno certezze al settore e ci permettono di guardare al futuro con grande ottimismo».

L’idrogeno rappresenta per adesso poco meno del 2% del mix energetico Ue. A luglio 2020 la Commissione europea ha proposto una strategia per lo sviluppo di una versione green (il 95% dell’idrogeno è prodotto con energia ottenuta da combustibili fossili) elemento chiave per la neutralità climatica a cui punta per il 2050. L’Europa considera l’idrogeno una fonte energetica innovativa poiché non emette gas serra, può essere usato per la produzione di altri combustibili liquidi e le infrastrutture esistenti per il metano possono essere riconvertite. Cosa blocca lo sviluppo del settore secondo H2IT? La mancanza di leggi chiare, una domanda di mercato non ancora definita e la burocrazia soffocante. Per superare le criticità le imprese chiedono soprattutto regolamenti nazionali, piani strategici, maggiori investimenti e nuove infrastrutture.



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