La sede di Snam a San Donato Milanese - Ansa
Snam – che ha nello Stato italiano, tramite Cdp Reti, il principale azionista – vuole un ruolo centrale nella transizione energetica europea e può ottenerlo soprattutto grazie all’idrogeno. Nel piano industriale, che guarda fino al 2030, sono individuati possibili investimenti per 23 miliardi di euro. Ci sono 15 miliardi per la rete: 12 miliardi sulla rete esistente, così da renderla pronta pronta per trasportare un mix di gas e idrogeno (definita “H2 Ready”), 3 miliardi sul collegamento Mazara-Tarvisio-Passo Gries. Altri 5 miliardi sono sugli impianti di stoccaggio di gas naturale, biometano e altre fonti di energia (compresi idrogeno e anidride carbonica). Altri 3 miliardi per sviluppare "iniziative di scala” su idrogeno e biometano, anche in previsione dei bandi del Pnrr.
Il piano al 2025 è la prima parte di questa strategia. Ci sono investimenti per 8,1 miliardi complessivi (700 milioni in più rispetto al piano precedente), tra infrastrutture “H2 Ready”, stoccaggi e progetti green. In particolare prosegue il programma delle sostituzioni per l'ammodernamento della rete, anche in ottica "H2 ready", e c’è l’avvio della conversione delle prime tre centrali di compressione in "dual fuel".
In questa strategia ha un ruolo importante anche De Nora, l’azienda tra i leader globali nella produzione di idrogeno verde e tecnologie sostenibili in cui Snam ha investito 450 milioni di euro per una quota del 35,6%: Snam valuterà anche se portarla in Borsa con un’Ipo nel 2022. Per il 2021 l’obiettivo sono 600 milioni di euro di ricavi (+20%) sul 2020, l’utile netto resterà stabile quest’anno mentre crescerà del 3% di media annua dal 2022 al 2025. Positiva la reazione della Borsa, che ha premiato il titolo facendolo salire fino a sopra i 5 euro per poi chiudere con un rialzo dell’1,05%, a 4,99 euro.