IMAGOECONOMICA
Nessuna discriminazione nei confronti delle famiglie numerose. La stretta sui mutui, che ha fatto registrare un calo del 29% in valore nel corso del 2023, è una condizione dettata dal rialzo dei tassi di interesse. La rassicurazione arriva dall’Abi, per voce del vicedirettore generale vicario Gianfranco Torriero. «Siamo l’associazione delle banche, tutte diverse e in concorrenza tra loro, senza poteri di vigilanza e quindi non abbiamo informazioni gestionali, non siamo un ente regolamentatore - spiega Torriero -. Il mercato dei mutui è particolarmente competitivo con tantissime offerte, valutabili anche su internet e quindi trasparenti. Ogni banca fa una valutazione individuale delle capacità del debitore per evitare il sovraindebitamento».
L’Abi non entra nel merito delle obiezioni sollevate dall’Associazione nazionale delle famiglie numerose che ha denunciato le enormi difficoltà nell’accesso al credito. Un algoritmo misura i rischi dell’erogazione del prestito in base al numero di figli e allo stipendio dei genitori, prevedendo una griglia di “reddito residuo minimo”, vale a dire quello che resta tolta la rata del mutuo, che di fatto rende impossibile l’apertura della pratica ai più. Una situazione aggravata dal peso dei tassi di interesse, che fanno lievitare la consistenza della ipotetica rata a fronte di stipendi immobili.
«Ogni tipologia di famiglia è differente e il compito delle banche è anche quello di aiutare il cliente ad evitare il sovraindebitamento – precisa Torriero – perché la cosa peggiore che può accadere è accendere un mutuo e non poterlo rimborsare».
La politica monetaria restrittiva della Bce per di ridurre l’inflazione, che è una tassa iniqua perché colpisce soprattutto le famiglie meno abbienti, «scoraggia l’accesso al credito» continua Torriero. Possibili rimedi secondo l’Abi non mancano. Dal fondo di garanzia per i mutui al di sotto dei 250mila euro per chi ha una situazione creditizia meno solida, alla possibilità con il “fondo Gasparrini” di sospendere per 18 mesi le rate del mutuo. «Il fondo di garanzia non è riservato solo ai giovani under 36, ne hanno un accesso prioritario se dovessero mancare le risorse, e la legge di bilancio per il 2024 lo ha rifinanziato per 282 milioni di euro». L’Abi dal canto suo lo scorso luglio ha avviato un protocollo d’intesa chiedendo alle banche di sostenere i clienti più fragili, facilitando il passaggio dal tasso di interesse variabile a quello fisso o un’estensione temporale del mutuo per rendere sostenibili le rate.
Intanto è l’intero settore dei mutui ad essere in crisi: in volume sono diminuiti del 29% nel corso del 2023, come evidenzia il rapporto di Nomisma sul mercato immobiliare, decretando una netta frenata delle compravendite, in calo del 13%. Le difficoltà riscontrate dalla famiglie a finalizzare l’acquisto di una casa, legate da un alto all’aumento dei tassi d’interesse dall’altro all’erosione dei redditi disponibili innescata dall’inflazione, hanno avuto come effetto collaterale quello di accrescere l’interesse verso l’affitto. Nell’ultimo anno il 7,3% della domanda si è spostata dall’acquisto alla locazione, accentuando la pressione su un comparto già saturo e decretando un rialzo dei canoni, con punte del 5% nelle grandi città. Secondo Nomisma il 21,1% delle famiglie numerose vede il mutuo come un miraggio. Più di una su cinque dichiara infatti di non avere i requisiti per l’accesso al credito, un valore quasi triplo rispetto al 7,5% della media del campione. Ad analizzare la flessione dei mutui anche la Banca d’Italia con il suo sondaggio congiunturale sul mercato delle abitazioni, relativo al terzo trimestre. Gli agenti immobiliari coinvolti dal sondaggio, quasi 1500, hanno definito l’accesso al credito in questo momento particolarmente difficile, con una congiuntura negativa che non si verificava da dieci anni: il 34,4% degli acquirenti non riesce ad ottenere il mutuo. La quota di compravendite finanziate con un prestito ipotecario infatti è scesa al 63,4%, il valore più basso dalla fine del 2014.