La crisi greca ha messo d’accordo i Sedici dell’Eurozona sull’urgenza di cambiare le regole della loro unione monetaria, visto che l’onda d’urto partita da Atene ha dimostrato che l’avere una moneta unica non basta a garantirne la stabilità. È questa intesa il risultato di fondo del vertice di ieri nella capitale belga tra i leader dell’area dell’euro, concordi nella volontà di fermare la speculazione. I Sedici sono stati messi in guardia dal presidente della Banca centrale europea: «Attenzione – ha detto loro Jean-Claude Trichet – siamo di fronte a una crisi sistemica». Qualcosa dunque di assai diverso dal rischio, già grave, della bancarotta di un solo Paese.Da oltre Atlantico, d’altro canto, è arrivato un incoraggiamento, firmato Barack Obama. Il presidente americano ha chiamato il cancelliere tedesco Angela Merkel per confermare a lei e a tutti il proprio sostegno per salvare la Grecia, e quindi parare le minacce sull’euro. «Ho parlato stamane con il cancelliere degli sviluppi economici e finanziari in Europa – ha dichiarato Obama – e siamo d’accordo sull’importanza di una risposta politica forte sia dai Paesi colpiti sia su una risposta finanziaria forte dalla comunità internazionale: ho chiarito che gli Stati Uniti sostengono questi sforzi e continueranno a cooperare con le autorità europee e il Fmi in questo periodo critico».La decisione dei 16 leader è stata di muoversi inviando ai mercati «segnali forti» secondo la formula usata un po’ da tutti, a cominciare dal presidente dell’Ue Herman Van Rompuy che sedeva a capotavola e dal presidente della Commissione José Manuel Barroso. Segnali politicamente chiari – anche se dovranno essere riempiti con contenuti tecnicamente precisi – in quattro direzioni: verso un deciso rafforzamento della disciplina di bilancio con misure che diano finalmente vera efficacia e potere dissuasivo al vecchio Patto di stabilità dell’euro (senza escludere a termine anche una modifica dei Trattati dell’Ue, ma se possibile evitandola considerandone le lungaggini); verso una gestione fortemente coordinata se non ancora comune tra i Sedici nelle politiche fiscali e non solo fiscali da cui in definitiva dipende lo stato di salute dell’euro; verso un meccanismo anti-crisi capace di combattere la speculazione in modo decisivo e che per quanto possibile agisca un funzione preventiva per il solo fatto di esistere, abbinandolo a nuove regole di disclina dei mercati finanziari (su questo fronte Barroso di è impegnato a presentare proposte organiche la settimana prossima).La quarta direttrice dei lavori del vertice è stata la più facile da percorrere nel dare alla Grecia un segnale di solidarietà concreta: approvando in modo solenne il prestito di 80 miliardi da erogare in tre anni in parallelo con 30 miliardi del Fondo monetario internazionale. Gli stanziamenti sono già stati approvati dalle grandi capitali in modo che la prima tranche del prestito sia versata in tempo perché Atene possa far fronte il 19 maggio alla scadenza di titoli per 8,5 miliardi. L’apertura dei vertice è stata ritardata mentre proseguiva la serie di colloqui bilaterali iniziati a metà pomeriggio. Tra i primi, Silvio Berlusconi ha parlato con il presidente francese, e poi con quelli di Germania, Spagna, Portogallo. Con Sarkozy che, insieme alla Merkel aveva inviato a Van Rompuy una lettera come falsariga delle decisioni dei summit, Berlusconi ha constatato una completa sintonia. E ha portato lo schema di un fondo europeo antispeculazione che scatti automaticamente quando un Paese si trova nelle condizioni della Grecia.