giovedì 9 novembre 2023
Un Paese a due velocità: male sulle rinnovabili, bene sul riciclo
L’Italia resta in ritardo sulla green economy

ANSA

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Emissioni di gas serra in aumento negli ultimi tre anni del 2%, energia rinnovabile diminuita lo scorso anno del 2%, decarbonizzazione non in linea rispetto ai nuovi target europei: la green economy in Italia registra difficoltà, ritardi e pochi dati positivi.

Eppure, conseguendo gli obiettivi del pacchetto europeo “Fit for 55” per la decarbonizzazione, secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, l’Italia in 10 anni, potrebbe generare un aumento del valore aggiunto di ben 689,1 miliardi e un risparmio di costi per il solo settore energia, di 66 miliardi con maggiori entrate per lo Stato di 529,5 miliardi. L’attuazione delle misure europee per l’economia circolare consentirebbe all’Italia, al 2030, di risparmiare 82,5 miliardi di materiali importati, di aumentare di 4 miliardi il valore delle attività di riciclo dei rifiuti e di ridurre i costi dello smaltimento di rifiuti in discarica di 7,3 miliardi.

«Semplificazioni, un quadro normativo più certo per la decarbonizzazione, una riduzione dei costi energetici e un più forte sviluppo delle fonti rinnovabili, più economiche e più sicure alla penetrazione elettrica, un rafforzamento della circolarità dell’economia, ad un rafforzamento delle filiere industriali nazionali della transizione: con questi impegni potremmo promuovere il rilancio dell’economia italiana che sta invece entrando in una fase di preoccupante stagnazione» è la ricetta di Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.

La fotografia della green economy in Italia è stata scattata a Rimini in occasione di Ecomondo, la manifestazione leader nel bacino del Mediterraneo per le tecnologie dell’economia circolare. Dagli Stati generali della Green Economy, curati dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile, emerge dunque un’Italia a due velocità. Da una parte quella che è lontana dal target del 40% del fabbisogno (al 2030) di energia rinnovabile, scesa dal 21 al 19% nell’ultimo anno, e ha visto impennarsi del 5% i consumi energetici e le emissioni di gas serra nel settore trasporti. Dall’altra, c’è la produttività delle risorse del Paese, che nel 2022 è ancora fra le migliori nell’Ue, al 3,3 euro di Pil per Kg di risorsa consumata (ma in calo rispetto ai 3,5 del 2019). Buono anche il livello di percentuale del riciclo di tutti i rifiuti: nel 2020 è stato del 72%, a fronte di una media europea del 58%. Nel 2021 il tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo è stato pari al 18,4%, un buon livello rispetto alla media europea, ma in diminuzione rispetto al 2020.

Secondo i dati del Consorzio Nazionale Imballaggi (Conai) presentati a Rimini, nel 2022 su 14 milioni e mezzo di tonnellate di imballaggi immessi al consumo, 10 milioni e 400mila hanno trovato una seconda vita, pari al 71,5% dei rifiuti di imballaggio in Italia. I numeri del 2022 confermano come l’Italia sia uno degli stati dell’EU in cui si ricicla di più e a costi inferiori. Una nuova frontiera del riciclo è rappresentata dal tessile. A Ecomondo, Confcooperative Federsolidarietà ha lanciato il modello della cooperazione sociale su scala nazionale. Un’azione che potrebbe portare alla creazione di 50mila posti di lavoro e percorsi di inclusione per 15mila persone svantaggiate. «Delle 150mila tonnellate di rifiuto tessile raccolto in Italia oggi, oltre un terzo lo è grazie alle cooperative sociali – spiega Katia Gulino, responsabile sociale di Confcooperative Romagna –. Imprese che adottano un modello imprenditoriale sostenibile e inclusivo, che garantisce già oggi occupazione per oltre 5.000 lavoratori, di cui circa 1.500 persone disabili e svantaggiate».

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