mercoledì 31 luglio 2024
Dal 3 al 6 ottobre, al Festival dell’economia civile a Firenze verrà presentato il nuovo Rapporto sulla situazione nelle province italiane e i parametri per misurare la qualità del vivere
Generatività, sviluppo e responsabilità orientano l'Italia del BenVivere
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L’approfondimento sulle diseguaglianze territoriali quantificherà le differenze tra Nord e Mezzogiorno e tra grandi centri ed aree interne, dove handicap sugli indicatori oggettivi si traducono in divari di soddisfazione di vita Il paradigma economico sta cambiando, si superano riduzionismi, si aprono le finestre ed entra aria nuova. Nel manifesto del “Rinascimento economico” firmato da più di 300 colleghi italiani prendiamo coscienza del fatto che gli esseri umani, prima di essere homo economicus o massimizzatori di utilità, sono più in profondità cercatori di senso e bisognosi di riconoscimento da parte di altri esseri umani. È per questo che la parola chiave in economia del prossimo futuro sarà la generatività.

Il motivo principale è che, come confermano i dati su milioni di cittadini del pianeta, la soddisfazione e ricchezza di senso di vita dipende essenzialmente dal senso e dall’impatto positivo delle nostre azioni sui nostri simili. Non si tratta di elucubrazioni filosofiche di qualche isolato studioso ma di un qualcosa che sta rivoluzionando il funzionamento dell’economia. A partire dalla regolamentazione che impone di rendicontare responsabilità sociale ed ambientale della filiera e dai mercati finanziari, dove la finanza ad impatto rappresenta ormai più di un trilione di dollari dimostrando come gli investitori domandino non solo rendimento e protezione dal rischio quando comprano un titolo, ma anche impatto e generatività. Con il Rapporto sul BenVivere delle provincie italiane nelle ultime edizioni del Festival dell’economia civile abbiamo anticipato questa rivoluzione, proponendo la novità di indicatori di generatività per misurare la qualità del vivere sui nostri territori. I territori generativi sono quelli che creano condizioni che favoriscono la fioritura della vita umana aumentando le opportunità. La generatività dei territori include ad esempio la longevità attiva, la fertilità, la facilità di creazione di imprese e di organizzazioni sociali, le startup e i brevetti e la capacità di limitare il numero dei giovani che non lavorano né studiano.

La generatività è qualcosa di più del benessere multidimensionale tradizionalmente misurato, perché puoi avere reddito, salute e istruzione ma se passi la giornata sdraiato sul divano senza uno scopo non sei felice. L’ultimo miglio della felicità è infatti espressività orientata ad un fine, impegno in una direzione che appassiona la nostra vita di cui percepiamo l’impatto positivo sui nostri simili. In occasione del prossimo Festival dell’economia civile, dal 3 al 6 ottobre a Firenze, presenteremo con Avvenire il nuovo rapporto e i nuovi dati con un approfondimento importante. Oltre l’aggiornamento delle classifiche della generatività delle provincie italiane siamo andati alla radice della questione, studiando le determinanti della generatività e i suoi effetti sulla soddisfazione di vita. Un primo risultato interessante è che la generatività è significativamente associata a quello che Scitovsky chiamerebbe beni di stimolo, Aristotele le virtù. Secondo Scitovsky i beni si dividono essenzialmente in beni di comfort e beni di stimolo. I primi danno soddisfazione immediata ma rischiano di produrre dipendenza ed assuefazione indebolendo la determinazione ad investire nei beni di comfort che rendono la vita soddisfacente, appassionano a ciò che si fa e ci consentono di imparare sempre cose nuove. Sono beni di stimolo, per fare un esempio, l’allenamento sportivo, l’istruzione e le competenze. Un segno della rinnovata attenzione al tema è il recente filone di ricerca (si pensi ai più recenti lavori del nobel Heckman) che spiegano come i risultati dipendano sì dal nostro impegno ma in misura molto maggiore dalle nostre disposizioni che possono essere allenate. Per questo motivo un’ora di allenamento sui cento metri del sottoscritto e un’ora di allenamento del nostro campione olimpico Marcell Jacobs hanno un effetto molto diverso perché nel secondo caso la virtù rappresentata dai risultati di un lungo allenamento creano una disposizione completamente diversa. Un altro punto interessante del prossimo rapporto è quello del rapporto tra destino di origine, generatività e felicità.

L’approfondimento sulle diseguaglianze territoriali quantificherà le differenze tra Nord e Mezzogiorno e tra grandi centri ed aree interne, dove handicap sugli indicatori oggettivi si traducono in divari di soddisfazione di vita. L’elemento però importante è che, distinguendo tra generativi e non, gli squilibri territoriali si superano perché i generativi, indipendentemente dal luogo di nascita, hanno una vita più soddisfacente e ricca di senso dei non generativi. Il punto centrale dunque diventa quello di come allenare la generatività e convincere allo sforzo che crea la disposizione favorevole al civismo e alla partecipazione. Proseguendo sull’onda della metafora sportiva, se non tutti possono diventare campioni olimpici, tutti possono e devono sconfiggere la sedentarietà, che è considerata oggi una vera e propria malattia. Costruire esperienze formative che facciano sperimentare il gusto della generatività ed avere dei role model che possano testimoniare presso i giovani della possibilità di raggiungere certi risultati diventa fondamentale. Che le disposizioni interiori individuali siano alla fine il vero volano o la vera barriera al conseguimento della felicità individuale e di quella pubblica lo testimonia anche un recente movimento di diversi atenei mondiali che hanno lanciato la sfida degli Inner Development Goals, ovvero degli obiettivi di sviluppo interiore, lanciando la provocazione che il motivo per il quale non riusciamo come comunità globale a raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite è la nostra incapacità di raggiungere gli obiettivi di sviluppo interiore. Il nuovo paradigma dell’economia civile propone un quadro di riferimento che può aiutarci ad agire e a capire illustrando con chiarezza l’importanza e le interconnessioni tra intelligenza relazionale, intelligenza emotiva e risultati di bene comune. I dati e i contenuti del rapporto che presenteremo ai primi di ottobre ci aiuteranno a ragionare sul come.

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