venerdì 7 luglio 2023
Aziende in affanno nel secondo trimestre dell'anno: i pagamenti posticipati di oltre 30 giorni sono il 9,5%, il 41,2% quelli puntuali
Inflazione e calo dei consumi incidono sui ritardi nei pagamenti
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L’inflazione e il calo dei consumi si stanno trasformando in problemi di liquidità per le imprese italiane che fanno sempre più fatica a rispettare i pagamenti. Cribis, società del gruppo Crif specializzata nella business information, ha pubblicato lo studio pagamenti aggiornato al 30 giugno 2023.

Nel secondo trimestre del 2023 in Italia l’incidenza dei pagamenti puntuali si è assestata al 41,2% sul totale delle realtà analizzate, registrando un leggero miglioramento rispetto ad un anno fa (40,9%) ed in significativo aumento rispetto al quarto trimestre 2019 pre-covid (34,7%). I pagamenti con oltre 30 giorni di ritardo restano stabili rispetto al primo trimestre 2023 (9,5%) ma in peggioramento rispetto ad un anno fa (9,1%). Lo studio Cribis al 30 giugno 2023 conferma un trend negativo per i ritardi gravi rispetto al 2022, anche se ancora lontano dai livelli del 2020 (12,8%). Un andamento preoccupante diffuso in maniera trasversale all'interno del tessuto economico italiano e che getta un'ombra sui prossimi trimestri.

In particolare peggiora la situazione dei trasporti che nell’ultimo trimestre ha visto crescere i ritardi gravi dell’8,2% e negli ultimi 18 mesi di oltre il 54,8%. Aumentano i ritardi gravi anche per diversi altri settori come le costruzioni (15,3%) e i servizi alla persona (13%). Dall’analisi sulle macroaree geografiche il Nord Est si conferma l’area più virtuosa con il 48,3% di pagamenti regolari, in crescita rispetto al 47,7% dell’anno scorso. Sud e isole mostrano un comportamento più problematico con solo il 28,7% di pagamenti regolari, in peggioramento sia rispetto al trimestre precedente (28,0%) che agli ultimi tre mesi dell'anno scorso (27,5%). Analizzando le regioni, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto si confermano le regioni con la maggiore percentuale di pagamenti regolari, rispettivamente a quota 51,3%, 49,6% e 47,6%. La Sicilia e la Calabria invece occupano le ultime posizioni nel ranking dei pagamenti puntuali, con una quota rispettivamente pari al 23,9% e al 25,1%.

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