La ripresa dei consumi si è interrotta ad aprile. Dopo due mesi di risalita l’indice delle vendite del commercio al dettaglio calcolato dell’Istat è tornato a diminuire: -0,4% il calo mensile delle vendite, frutto di una diminuzione dell’1,5% degli acquisti non alimentari e di un aumento dell’1% della spesa per il cibo. L’indice generale dei consumi è così sceso a 100,2 punti, che sono molti di più dei 74,2 punti di aprile 2020, cioè del dato riferito ai mesi più duri del lockdown, ma comunque meno dei 102,2 punti dell’aprile del 2019.
I numeri dell’Istat mostrano che gli effetti delle riaperture ancora ad aprile si sentivano poco sui conti dei negozianti. Le vendite non alimentari sono ancora sotto di quasi il 15% rispetto ai livelli del 2019, sia nella grande distribuzione che nei piccoli negozi. L’unico dato in robusta crescita nel confronto con due anni fa è quello del commercio elettronico, che segna un aumento del 64% se confrontato con aprile del 2019 (mese, però, che fu particolarmente debole per le vendite online).
Sono numeri che i negozianti già conoscevano, avendoli sperimentati direttamente alle casse. «L’auspicio è che il Pnrr rappresenti davvero quella svolta tanto attesa, la strada per la ripresa è ancora lunga: per le imprese del commercio, terziario e turismo fiaccate dalla pandemia non basta riaprire per recuperare tutto il terreno perso» ha commentato Confesercenti, che ha chiesto anche di «intervenire con misure mirate al riequilibrio della concorrenza tra i vari canali distributivi: dall’inizio della pandemia, la chiusura forzata di mercati, negozi e centri commerciali ha favorito l’online e fatto crollare le vendite non alimentari di tutti i comparti del retail fisico».
Per Carlo Alfredo Buttarelli, direttore delle relazioni con la filiera e ufficio studi di Federdistribuzione, questi numeri confermano l’incertezza della situazione: «Il mondo del commercio, in particolar modo non alimentare, sta attraversando una fase di incertezza, caratterizzata da due trend opposti. Da una parte si registrano segnali positivi nella fiducia dei consumatori che vogliono tornare alle abitudini d’acquisto pre-pandemia, dall’altra questa volontà non si trasferisce sui consumi e la domanda interna si conferma ancora molto debole».
Sconsolato Gino Sciotto, presidente della Fapi (associazione dell’artigianato e del commercio): «La crisi del piccolo commercio è irreversibile. I grandi centri commerciali prima e le misure di lockdown successivamente hanno spinto i consumatori ad allontanarsi dai piccoli esercizi commerciali. La stragrande maggioranza di consumatori si sono riversati nei negozi online».