La ministra del Lavoro, Marina Calderone, al Meeting di Rimini - FOTOGRAMMA
Mancano ancora due mesi per il varo della manovra, ma la priorità del governo resta quella di trovare i fondi. Si parla di 23-25 miliardi di euro per coprire le misure in cantiere, tra quelle nuove e la proroga di quelle già entrate nella legge di Bilancio 2024: dalle pensioni alla conferma del taglio del cuneo fiscale e dell’Irpef a tre aliquote. Ma è su due temi che si è acceso il dibattito nelle ultime ore: il rifinanziamento del bonus contributivo per le madri lavoratrici con 2 o 3 figli, che potrebbe essere a rischio, e l’aumento da 20 a 25 anni del minimo contributivo per la pensione di vecchiaia, che sarebbe al centro di un piano del Cnel.
La tenuta dei conti (e del governo) è messa a dura prova anche dalle richieste dei partiti: le pensioni minime per Forza Italia, la flat tax per la Lega, gli sgravi ai dipendenti e il sostegno alle famiglie per Fratelli d’Italia. Su quest’ultimo fronte sono state varate «misure che spiegano bene la trasversalità dell’azione del governo. Ma ce ne sono tre che stanno a cuore anche alla Lega: appunto «l’esonero totale dei contributi per le mamme lavoratrici, l’estensione del congedo parentale retribuito all’80% e il rafforzamento del bonus asilo nido», ha sostenuto al Meeting di Rimini il vicepremier Matteo Salvini, aggiungendo che «con la legge di Bilancio confermeremo le misure in vigore quest’anno e, compatibilmente con le risorse a disposizione, faremo anche di più». E di «riconfermare gli interventi a favore della genitorialità» perché «non vogliamo tornare indietro» ha parlato, sempre al Meeting, anche la ministra del Lavoro, Marina Calderone.
È stato il giornale la Stampa a ipotizzare una marcia indietro parziale (lo sgravio con solo due figli scade a fine anno), alla luce del fatto che in questi primi 12 mesi d’applicazione la misura non ha riscosso gran successo (è stata chiesta da 484mila donne su una platea di 793mila aventi diritto), un po’ anche per la scarsa pubblicità data allo strumento, finanziato per ora con 500 milioni.
La ministra Calderone si è mantenuta comunque prudente: «Non si possono fare promesse che non prestino attenzione alla tenuta dei conti, ma è importante mantenere alcuni impegni assunti», ha detto citando anche la «riduzione del cuneo contributivo per dare sostegno alle famiglie con i redditi più bassi,». Mentre per il segretario della Cisl, Luigi Sbarra, «le misure adottate finora, come l’assegno unico, sono passi nella giusta direzione, ma non sufficienti, è necessario un impegno più deciso per la conciliazione tra lavoro e famiglia».
L’altro tema caldo è quello della previdenza. Con la scadenza di “Quota 103” prevista per la fine dell’anno, si preannuncia una profonda revisione del sistema. Sebbene il ritorno alla legge Fornero sia stato escluso, è difficile pure che si parli della “Quota 41” (Salvini stesso ieri non ne ha parlato), che permetterebbe l’uscita anticipata con 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica (ma col ricalcolo della pensione sulla base dei contributi versati).
Intanto il Cnel precisa che «nessun testo di legge sulle pensioni è stato predisposto, l’iniziativa di costituire un gruppo di lavoro è stata assunta autonomamente nel febbraio 2024» dal presidente Renato Brunetta». Tuttavia, per i dem Arturo Scotto avvisa: «Siamo al bis del salario minimo, quando Meloni pur di non decidere appaltò ogni orientamento politico al Cnel». Mentre da Rimini la Calderone ha ipotizzato «una riapertura di un semestre di silenzio-assenso, che io sostengo», per favorire l’incanalamento del Tfr delle giovani generazioni verso i fondi integrativi, oggi ancora poco appetiti anche perché la previdenza complementare «non è stata spiegata bene, non è ben compresa». E al panel con la ministra Bernardo Mattarella ha ricordato che Invitalia, di cui è amministratore delegato, mette a disposizione finanziamenti, a fondo perduto e agevolato, per creare «sostegni e opportunità per i giovani».