La Cgil si mette già in marcia verso uno sciopero generale entro giugno. I magistrati dell’Anm non hanno perso tempo a proclamare lo stato di agitazione. I medici del servizio sanitario nazionale parlano di misure «ingiuste e inique». Il copione è rispettato. Il giorno successivo al varo della manovra da 24,9 miliardi è quello delle grandi proteste. Ancora più vibrate questa volta perché le norme approvate hanno inciso più in profondità. Sulla "carne viva" dei dipendenti pubblici e della sanità, che si vedono gli stipendi bloccati per 4 anni e ai quali guarda il sindacato di Guglielmo Epifani. Ma anche sui maxi-stipendi dell’Italia delle caste, che destano invece la sollevazione dei magistrati, i quali non si fanno scrupoli a parlare di «interventi punitivi che minano l’indipendenza» della categoria.
La Cgil prepara lo sciopero. Epifani aveva convocato per ieri pomeriggio una conferenza stampa, assieme ai leader della scuola e dei lavoratori pubblici. Il suo giudizio è stato perentorio: «Come tutte le manovre arrabattate, c’è il rischio che questa possa reprimere la crescita e far aumentare il tasso di disoccupazione nei prossimi anni». La Cgil «non si sottrae» ai sacrifici, ha proseguito, «ma non può accettare che a farli sia solo una parte del Paese». In cambio Epifani propone una «tassa di solidarietà per il futuro dei giovani», a esempio ripristinando l’Ici per i «redditi di 90-100mila euro» o «alzando la tassazione dello scudo fiscale dal 5 al 7%».Inevitabile la conclusione: Epifani ha annunciato un calendario di iniziative. Il segretario generale proporrà al direttivo (dal 7 al 9 giugno) «lo sciopero generale per fine giugno». Già note anche le modalità: sarà di 4 ore, con manifestazioni nelle varie città per tutti i settori. L’astensione sarà peraltro preceduta sabato 12 giugno da una manifestazione nazionale a Roma di tutto il lavoro pubblico. Il leader sindacale ha inoltre aggiunto che il 2 giugno, festa della Repubblica, l’organizzazione di Corso d’Italia promuoverà una iniziativa a Milano perché sia anche «la festa della nostra Costituzione». Gli obiettivi di tutto questo pacchetto sono «la correzione della manovra, per dire al governo di finirla di toccare e ridurre i diritti dei lavoratori». Le decisioni della Cgil, ha comunque precisato Epifani, «non sono contro gli altri sindacati», con i quali anzi auspica che «sarebbe utile lavorare insieme».
E i magistrati scrivono a Napolitano. Ancora più eclatante è la protesta dell’Anm. I magistrati sono subito saliti sulle barricate contro i tagli ai loro stipendi e il loro "sindacato" ha rivolto un appello al capo dello Stato, inoltrandogli un testo già fatto avere la sera prima a Gianni Letta. L’Associazione nazionale magistrati ha convocato per dopodomani in via d’urgenza il proprio "parlamentino", per decidere «immediate iniziative di protesta», forse uno sciopero bianco. Non sono certo teneri i toni usati: per le toghe il decreto del governo è «iniquo e incostituzionale» e mette a rischio la stessa «funzionalità del sistema giudiziario».Esagerazioni? I magistrati replicano facendo notare che le loro retribuzioni sono «colpite tre volte: con il blocco dei meccanismi di progressione, con il blocco dell’adeguamento alla dinamica dei contratti pubblici e, addirittura, con un prelievo forzoso sugli stipendi». Un triplice intervento che sarebbe non solo una «palese violazione dei principi di eguaglianza e di progressività del sistema fiscale», ma soprattutto la violazione di un meccanismo che, come riconosciuto dalla Corte costituzionale, «rappresenta l’attuazione del precetto dell’indipendenza» dei giudici, visto che con esso si è voluto evitare che «siano costretti a periodiche rivendicazioni nei confronti di altri poteri». Ma non è tutto: la manovra metterebbe in ginocchio la macchina giudiziaria, prevedendo anche la proroga del divieto delle assunzioni per il personale amministrativo, oltre a un taglio del 10% delle risorse. «Il governo vuole distruggere la giustizia», rilancia Md, la corrente di sinistra. Mentre i moderati di Magistratura Indipendente, temono ora «fughe di massa» dei giudici.
I medici. Altrettanto dura è la reazione dei medici di Anaao-Assomed, per i quali il governo va a colpire «i soliti noti» e «mette le mani nelle tasche dei camici fino a sfondarle». I medici, infatti, ricordano che si vedranno «scippati gli aumenti di un contratto appena firmato». E protesta anche Farmindustria per la norma che limita il rimborso del Ssn ai 4 farmaci equivalenti di minor prezzo, attraverso delle aste: misura che, secondo il presidente Sergio Dompé, «rischia di creare molti più svantaggi che vantaggi al Paese» e di «mettere a rischio la stessa qualità del farmaco con una rincorsa artificiosa al ribasso».